sabato 3 giugno 2017

"L'Europa sanzioni i Paesi che non mantengono i patti"

ROMA - «Nell'emergenza migranti, l'Europa dovrebbe passare dalle parole ai fatti e sanzionare quei Paesi membri che hanno voltato le spalle all'Italia e alla Grecia».
Federico Soda, italocanadese, dirige l'Organizzazione internazionale per le migrazioni nel Mediterraneo. Per lui il flop dei ricollocamenti ha quattro responsabili principali: «Austria, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, che hanno fatto poco o niente».
Perché la macchina dei ricollocamenti non gira a pieno regime?
«La Commissione Ue aveva stabilito delle quote di rifugiati per ogni Paese membro, in base alla popolazione e al Pil. Ciascuno doveva fare la sua parte, ma molti non hanno mantenuto le promesse iniziali, altri non hanno aderito fin dall'inizio».
Quali Paesi sono sulla "lista nera"?
«Ungheria, Polonia e Austria non hanno ancora ricollocato nessun migrante, la Repubblica Ceca è da quasi un anno che non accoglie nessuno. Non per niente la Commissione Ue minaccia nei loro confronti di avviare una procedura d'infrazione già a giugno».
Per il Parlamento europeo solo Malta e Finlandia hanno veramente rispettato l'accordo.
«In effetti c'è un difetto di solidarietà a livello continentale, che chiama in causa molti altri Paesi: collaborare alla politica migratoria europea non dovrebbe essere una libera scelta degli Stati membri. Ma qualcosa per fortuna si muove. La Germania ha già accolto oltre 2.300 ricollocati, ha solo rallentato nel 2016 perché lei stessa al centro della pressione migratoria della rotta balcanica. Ma nel 2017 ha promesso di ricollocare 500 migranti al mese dall'Italia».
L'Italia ha qualche responsabilità nella lentezza della procedura?
«L'Italia dovrebbe accelerare le procedure per indentificare i richiedenti asilo ricollocabili, prevedendo canali d'accoglienza dedicati, e so che nei prossimi mesi è prevista un'accelerazione in tal senso. Ma resta il fatto che i ricollocamenti non salveranno l'Italia dall'emergenza in corso».
Perché?
«Perché attualmente le nazionalità ricollocabili in base all'accordo sono solo quella siriana ed eritrea. Ma tra gli oltre 50mila migranti arrivati via mare in Italia quest'anno, tra le prime dieci nazionalità dichiarate, non ci sono né Siria, né Eritrea. Per tutte queste ragioni, l'Italia rischia ancora una volta di restare isolata a fronteggiare gli sbarchi».
Vladimiro Polchi

(la Repubblica 29 maggio)