venerdì 23 giugno 2017

MANCE E RISPETTO PER GLI ANGELI DEGLI ALBERGHI

Sono quasi sempre donne. Non chiedetemi il perché. Mentre le origini, le etnie, le età, le provenienze cambiano, il loro genere è (quasi) invariabilmente femminile. Sono le donne che bussano alla porta della stanza d'albergo annunciando che è arrivato il momento di "spicciare" casa, se l'ospite ha dimenticato di appendere alla maniglia il "Non Disturbare". In anni e anni di viaggi ho maturato una superstiziosa ammirazione per le "governanti", come si chiamano negli hotel di lusso o le "donne delle pulizie" nelle categorie minori e non manco mai di lasciare a loro robuste mance prima, non dopo il lavoro, perché se qualche cosa ho imparato dall'esperienza della vita è che spesso la persona più importante in ogni organizzazione è quella che sta alla base della piramide, a contatto più diretto con il pubblico. Non lo chef, ma il cameriere. Non il megadirettore galattico, ma la centralinista. Non l'ammiraglio, ma il cambusiere che deve sfamare i marinai.
Del lavoro di questi angeli del mattino che devono rimettere ordine in stanze spesso devastate dagli ospiti nella notte. Queste donne entrano da sole in camere di sconosciti di passaggio, senza sapere chi troveranno dietro quella porta che aprono con la chiave o la tesserina passepartout. Negli hotel più raffinati, le "governanti" sono spesso dotate di telecomandi tascabili che mandano un sos muto al personale della sicurezza, e se qualcuno dovesse pensare che in alberghi multistelle, popolati di ospiti che sborsano migliaia di euro per una stanza, quelle donne siano più al sicuro, non ha mai letto la storia del direttore del Fondo Monetario Internazionale Strauss Khan, distrutto dall'accusa di aver violentato una cameriera a Manhattan.
Ed era un falso senso di sicurezza quello che una governante del Mayflower Hotel di Washington, a tiro di saponetta dalla Casa Bianca, doveva provare entrando nelle suite di ospiti richiamati nella capitale dalle cerimonie di insediamento del nuovo presidente, Donald Trump.
La mattina del 20 gennaio scorso, proprio mentre i cortei ufficiali cominciavano a formarsi nelle strade del centro, quest'impiegata dell'hotel bussò, non ottenne risposta ed entrò, sorpresa di trovarvi ancora l'occupante. Si sentì rassicurata dall`età apparente dell'ospite, che poi risulterà più che settantenne, e dal suo aspetto rotondo e inoffensivo. «Buongiorno, sir», gli disse, «vuole che torni più tardi a riassettare la stanza?», domandò lei. «No», rispose lui, «voglio che resti». E con una spinta la buttò sul letto.
Il caso sarebbe rimasto discretamente soffocato, come le urla della donna (anonima, come le vittime di stupro) e catalogato in una statistica che sembra incredibile, se non fosse confermata dai dati dell'Fbi, e dei tribunali: il 50 per cento delle donne delle pulizie negli alberghi sono vittime di assalti o molestie sessuali.
L'aggressore era un milionario, grande benefattore di quel partito che nello stesso giorno celebrava il proprio trionfo, cliente abituale e prezioso dell'hotel. L'accusatrice era una donna di colore, appesa a un visto di lavoro revocabile, licenziabile con un cenno della mano.
Soltanto il caso volle che una sua collega passasse davanti alla camera. La insospettì la porta chiusa, nonostante il carrello della biancheria e delle bottigliette con shampoo e condizionatori fosse davanti, violando la regola che vuole la porta aperta mentre si fanno le pulizie. Chiamò la sicurezza e il violento fu arrestato e, in seguito condannato.
Ma per una che sfugge, molte di più sono quelle che subiscono in silenzio per non perdere quel lavoro.
Se non avete soldi per le mance, regalate rispetto a queste donne coraggiose. E non rubate gli accappatoi.
Vittorio Zucconi

(D di Repubblica, 10 giugno)