mercoledì 21 giugno 2017

PERCHÉ LO IUS SOLI VA APPROVATO ORA

«Saviano, non mi risulta
che in Tunisia ci sia la guerra» è il commento di un utente su Facebook, è una delle tante risposte a un post in cui raccontavo di aver intervistato il rapper Ghali. Questo commento dice tantissimo su un Paese passato dalle battute di Berlusconi sulle persone "scure di pelle" a chi considera le persone scure di pelle immigrati e quindi usurpatori di qualcosa, possibili attentatori, minacce latenti. Serve molta calma per leggere i commenti su Facebook ed evitare di rispondere in maniera rude, e razionalità per convincersi che centinaia di commenti razzisti sono in numero minore rispetto alle decine di migliaia di like di chi non vomita livore. E si badi che non è il mio lavoro, una mia riflessione, una mia intervista che intendo difendere, ma la consapevolezza che commentare un'intervista a Ghali scrivendo che siccome ha origini tunisine debba tornare in Tunisia perché lì non c'è guerra, è un sillogismo abominevole che nemmeno nel peggiore degli incubi avrei pensato di poter leggere. Peraltro ciò che consola me (ma non molti altri, pare) è il pensiero che oggi gli adolescenti italiani possano avvicinarsi all'Islam attraverso il racconto e le testimonianze di coetanei musulmani che di fatto sono italiani. Trovo questa un'esperienza assai più tranquillizzante che venire a sapere che esiste non l'islam, ma il fondamentalismo religioso, attraverso un attentato. Avevo ventidue anni nel 2001 e mai prima di allora si era affrontato con tanta attenzione il fondamentalismo islamico, anche se allora era evidente che non si trattava di scontro tra religioni, né tantomeno tra culture, quanto dell'ovvia conseguenza di politiche internazionali scellerate. Oggi, invece, tutto è azzerato, e non solo perché il terrore blocca il ragionamento, ma anche per la progressiva depoliticizzazione della società. Depoliticizzazione proprio ora che tutto sembra politica, anche un commento sui social? Proprio così, perché dove tutto è politica nulla più lo è. Dove tutto appare dibattito sull'attualità, non c'è più vero dibattito sull'attualità. Dove ciascuno può dire di un ragazzo di 24 anni, nato e cresciuto a Milano, che farebbe meglio a tornarsene in Tunisia perché ha genitori tunisini, si è perso ogni contatto con la realtà, con la storia recente e con le politiche economiche che hanno portato alla situazione attuale.
E non posso fare a meno di notare come, a settimane di distanza dalla polemica strumentale montata sulle organizzazioni non governative, che a mio parere serviva solo a blindare il secondo accordo Italia-Libia e a screditare testimoni scomodi, arrivano considerazioni del ministro dell'Interno di altro tenore rispetto ai discorsi di quei giorni. Ecco cosa dice Minniti in un'intervista di Milena Gabanelli: «Io vorrei che una nave, una soltanto, si dirigesse in un altro porto europeo, certo non risolve i nostri problemi ma sarebbe il segnale di un impegno solidale dell'Europa». Tutto vero, tutto verissimo e allora perché negare nell'immediato l'importanza di mostrarsi e di essere solidali? Perché non dire sin da subito e in maniera forte che l'Italia sta facendo tutto quanto deve fare e che semmai il lavoro dovrà essere di progressivo coinvolgimento dell'Europa? Questo significa fare politica, non fomentare sentimenti di bassa lega e di razzismo ignorante.
Lo scorso febbraio il Parlamento danese, mostrando preoccupazione per il numero crescente di stranieri e di figli di stranieri presenti in alcune zone del paese, teorizzò qualcosa di inaccettabile, ovvero che chi era nato in Danimarca da genitori stranieri non potesse essere considerato "davvero" danese. Così un'agenzia pubblicitaria di Copenaghen, la Gorilla Media, fece un esperimento: intervistò alcuni bambini nati in Danimarca da genitori stranieri (c'è una bimba che reagisce piangendo ed è la figlia del regista, lo dico per evitare polemiche) e disse loro che non erano davvero danesi. La loro reazione attonita è la risposta migliore al più becero razzismo. La morale di quella campagna di sensibilizzazione è questa: cari politici, quando dite parole in libertà per racimolare consenso, ricordatevi non tanto di cosa state parlando, ma di chi state parlando.
Concludo: da giorni il Parlamento italiano viene sollecitato a lavorare ad alcune leggi prima delle prossime elezioni, tra queste c'è l'introduzione dello ius soli, ovvero del diritto di chi nasce in Italia a essere italiano indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Visto il tenore dei sentimenti degli italiani in questa fase, credo che tra tutte sia la legge più urgente.
Roberto Saviano

(L'Espresso 11 giugno)