domenica 4 giugno 2017

VENEZUELA
Nuova tornata elettorale, a luglio e a dicembre


Costituente a fine luglio e regionali il 10 dicembre. Nuova tornata elettorale, in Venezuela, annunciata da Tibisay Lucena, presidente del Consejo Nacional Electoral (Cne). Maduro, accompagnato da una folla di camice rosse che gridava «Pace, Pace» ha consegnato alla massima autorità elettorale il cronogramma per l'Assemblea Costituente, a conclusione degli incontri che si sono svolti dal 1 maggio con tutti i settori sociali. Ora si tratta di eleggere i 500 costituenti, deputati a riformare lo stato e a completare la costituzione boliviariana , in vigore dal 1999. Obiettivo principale, quello di «blindare» le conquiste sociali di questi 18 anni e proseguire sul cammino dello Stato comunale, facendo appello al potere primigenio costituente, il «potere popolare».
Lucena ha fissato per il 3 giugno la discussione sul cronogramma proposto dall'Esecutivo. Ha anche dichiarato concluso il processo di iscrizione delle forze politiche abilitate al voto, che ha luogo ogni 10 anni e dura da alcuni mesi. Le destre hanno respinto entrambe le proposte, che pur avevano avanzato a diverse riprese dal 2014, e hanno rivolto insulti alla presidente del Cne. Il Parlamento – comunque dichiarato illegale per aver disconosciuto tutte le decisioni degli altri organi costituzionali – ha ratificato il rifiuto. I leader della Mud hanno chiamato i loro ad attaccare il governo e il Cne.
I morti per gli scontri che durano da aprile sono già oltre 50. Gli attacchi degli oltranzisti ai piccoli esercizi hanno provocato danni per circa 50 milioni di dollari. Nei quartieri agiati dove si sviluppano le violenze, i «guarimberos» lasciano tranquilli i locali di lusso e prendono di mira i più popolari. Alcune persone sono state ammazzate mentre cercavano di difendere il proprio negozio. Come nel 2014, le destre muovono una miscela esplosiva di paramilitarismo, mafie e malavita comune, foraggiate dai fiumi di denaro investiti da Washington per riprendere il controllo del ricco paese. Ma questa volta l'offensiva è più forte, nel mutato clima internazionale i poteri forti vogliono farla finita con il «cattivo esempio» bolivariano e hanno dato mano libera a chi ne condivide gli interessi.
La madre dell'ultima vittima, un ragazzo di 14 anni, ha raccontato come sia finito sotto il piombo dei «guarimberos» a Barinas, così come due ragazzi scampati per puro caso al linciaggio e al rogo nel quartiere Altamira hanno raccontato di essere stati colpiti al grido di «Dagli al chavista». La grande stampa, però, diffonde un altro racconto in cui scompare la rivolta dei ricchi e compare una feroce dittatura che reprime «pacifici manifestanti». E anche i «difensori dei diritti umani» si accodano.
Geraldina Colotti

(Il Manifesto 25 maggio)