domenica 2 luglio 2017

Bruxelles smentisce Grillo: «Sulla cittadinanza decidono gli Stati»

ROMA. Sullo ius soli l'Unione europea smentisce Grillo. Il leader del M5S da giorni chiede di sospendere la discussione al Senato sulla riforma della cittadinanza e di trasferire il dibattito in Europa, visto che «acquisire la cittadinanza italiana significa acquisire quella europea». Una tesi sostenuta anche dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio e che ha portato ieri Grillo a chiedere dal blog addirittura uno «ius europaeum». Peccato per lui, però, quella relativa alla cittadinanza non è materia di competenza di Bruxelles, bensì dei singoli stati membri. A ricordarlo a Grillo è direttamente il commissario Ue per l'Immigrazione e gli affari interni Dimitri Avramopoulos. «Non c'è nessuna legge dell'Ue – spiega – che dica dopo quanti anni, o a quali condizioni, uno Stato membro debba concedere la cittadinanza». Uno stop che trasforma in un'arma spuntata uno degli argomenti retorici di Grillo. Ma sulla legge che interessa quasi un milione di ragazzi figli di immigrati che vivono in Italia è intervenuto ieri anche il presidente del Senato Pietro Grasso augurandosi che la riforma possa essere approvata «entro la fine dell'estate». «Continuo a confermare una sorta di patto per completare la legislatura con dignità con leggi importanti come il biotestamento e lo ius soli», ha detto.
L'ultima offensiva pentastellata parte come sempre dal blog di Grillo e tira in ballo l'Europa, vista per una volta come un partner da consultare e non come un ostacolo. Sullo ius soli Grillo aveva già chiesto un referendum, prima di impartire la linea ai suoi senatori ordinando l'astensione sul provvedimento (che al Senato vale come un voto contrario). Una volta capito che questa strada non lo avrebbe portato da nessuna parte per la possibilità sempre più concreta che il governo metta la fiducia, ha però spostato l'intera questione sul piano europeo. La riforma dello ius soli è una sòla (una fregatura, ndr) – sentenzia un post apparso sul blog -. Concedere la cittadinanza italiana significa concedere anche la cittadinanza europea. Un tema così delicato, che coinvolge 28 Stati membri e 500 milioni di cittadini, deve essere preceduto da una discussione ed una concertazione a livello europeo». Per Grillo, quindi, c'è solo una cosa da fare: «Fermarsi e chiedere un orientamento alla Commissione Ue, coinvolgere nel dibattito anche il parlamento Ue e il Consiglio». Il che equivarrebbe ad avviare un processo destinato probabilmente a durare a lungo.
Ammesso che fosse possibile. Perché a stroncare sul nascere la proposta ci pensa il commissario europeo all'Immigrazione e gli affari interni: qualsiasi legge che riguardi la cittadinanza o la concessione della cittadinanza – spiega Avramopoulos – è di stretta competenza nazionale, e quindi l'Ue non a voce in capitolo. Capitolo che, a questo punto, pare davvero chiuso e scatena la reazioni del Pd: «Grillo continua a prendersi gioco degli italiani», dice la deputata Marilena Fabbri, relatrice alla camera del provvedimento. «L'unico fumo negli occhi è quello che lui diffonde per confondere le acque e giustificare il suo europeismo a giorni alterni».
La discussione sul testo riprenderà la prossima settimana al Senato, dove ad attenderlo ci sono i 48 mila emendamenti presentati dal Carroccio. «Un problema», come lo ha definito ieri Grasso, senza però sembrare preoccupato più di tanto. La Lega, ha spiegato il presidente del Senato al programma Un giorno da pecora, «certamente ha intenti ostruzionistici, dovremo cercare di superare questo ostacolo. D'altronde sulla riforma costituzionale ci sono stati otto milioni di emendamenti e li abbiamo superati. Anche ora troveremo una soluzione».
Spetta al governo decidere le prossime mosse. L'ipotesi più probabile è quella di utilizzare uno strumento come il «canguro» per cancellare in un colpo solo tutte le proposte di modifica alla legge, cosa che permetterebbe tra l'altro di approvarla senza blindarla. I voti per farlo ci sarebbero, a patto che Alternativa popolare rinunci a «qualche correttivo», come ha chiesto Alfano (che comunque vorrebbe votare prima il ddl concorrenza). Altrimenti l'unica via resta porre quattro fiducie, una per ogni articolo della legge, riuscendo così a chiudere la partita probabilmente entro la metà di luglio. La senatrice Mdp Doris Lo Moro, ex relatrice del testo in commissione Affari costituzionali, si dice ottimista. «Vedo che seppure lentamente la vicenda si sta sbrogliando. Sono sicura che alla fine prevarrà la ragione». c.l.

(Il Manifesto 21 giugno)