sabato 15 luglio 2017

COMMENTO AL VANGELO PER DOMENICA 23 LUGLIO


               VIVERE LA FEDE DENTRO LA CONTRADDIZIONE

Matteo 13,24-43
24 Un'altra parabola espose loro così: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25 Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26 Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. 27 Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? 28 Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? 29 No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30 Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio».
31 Un'altra parabola espose loro: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. 32 Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».
33 Un'altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti».
34 Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, 35 perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta:
Aprirò la mia bocca in parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.
36 Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37 Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. 38 Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, 39 e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. 40 Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41 Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità 42 e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. 43 Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!
  
Questo nostro tempo       
A volte, con l'aria che tira, tra guerre e violenze, le disuguaglianze e l'ingiustizia sembrano spegnere  ogni tentativo di cambiamento.
In questo contesto, a chi non viene voglia di cercare riparo nella sua casa, nella cerchia degli amici più intimi o di entrare in convento o in clausura?
Il presente è costellato di paradossi:manca il lavoro e si continuano a progettare grandi opere  come la TAV o a fabbricare gli F-35 mentre dilaga l'inquinamento.
Non si vede il coraggio di partire dalle necessità, dai bisogni degli ultimi. Una discussione sulla riforma  del Senato occupa settimane sulle prime pagine dei giornali, mentre cresce la disperazione dei senza lavoro e senza casa.
Occorre riconoscerlo: la voglia di ricavarsi una nicchia al riparo dalla tempesta e di preservare le sicurezze residue si fa sentire. Tanto più che istituzioni come l'ONU o il Parlamento europeo sembrano impotenti, chiuse nei loro rituali privi di efficacia e di autorevolezza.
Il desiderio di vivere in un mondo senza zizzania compare e ricompare continuamente nella storia umana.
La parabola non costituisce affatto un invito a rassegnarci al male, a desistere dalla lotta. Essa però ci mette in guardia dall'illusione di creare un mondo in cui esista solo il grano buono. L'invito è chiaro: imparate a seminare e coltivare il grano buono in presenza della zizzania.
Quando per fuggire dalle contraddizioni della nostra società si sono costruiti recinti sacri e fortini protetti, spesso proprio lì è cresciuta la zizzania. Tanti anni fa pubblicai un piccolo libro intitolato "Fuori dal mondo non c'è salvezza", proprio per alludere  ad un cristianesimo che diserta le responsabilità storiche riducendo la fede  a spazio del sacro.
Persino i partiti, i sindacati e lo stesso mondo associazionistico rischiano di vivere un po' troppo nel recinto dei loro problemi. Un caso lampante : in questi giorni  di una guerra di occupazione del suolo palestinese, con una autentica carneficina, non siamo riusciti ad uscire dai nostri "giacigli" per riempire le piazze d'Italia e dire il nostro NO TOTALE a questa barbarie.

Il difficile tempo intermedio
Sarebbe fuori luogo leggere questa parabola come la presenza del Dio giustiziere che, attraverso il Figlio dell'uomo, "getterà nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti" (v. 42) tutti i seminatori di zizzania.
La parabola non  vuole parlarci di nessuna strage dei "maligni". Essa non anticipa una cronaca, non fotografa l'atto finale della storia. Essa, piuttosto, con frase pittoresca, tiene vivo e aperto l'orizzonte  della speranza: " I giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro" (v. 43).
Questo preme a Gesù: che la vita grama dei più deboli e la fatica dei discepoli siano sorrette dalla fiducia, che la presenza della notte non spenga la luce del giorno. Il nostro è un "tempo  intermedio" in cui può avvenire l'eclissi della speranza e il prolungarsi della notte può addormentarci.
Questo è il terreno difficile della fede. Ciò che tarda avverrà, ma non avviene nè oggi né a breve termine. La speranza è messa a dura prova attraverso questa incertezza che, a volte, sembra una eterna dilazione.

Lo "scandalo" da affrontare
Questo è lo "scandalo" da sopportare.
Ciascuno/a  di noi conosce l'usura del tempo, la fatica connessa alla perseveranza, la difficoltà a rimanere vigili e creativi quando il "panorama della zizzania" è talmente esteso ed invasivo da sembrare invincibile.
Non serve a nulla, secondo il messaggio della parabola, vivere nel conteggio ossessivo della zizzania. La direzione indicata da Gesù è un'altra: si tratta di continuare a prenderci cura, a seminare il grano buono e poi...fidarci di quel che Dio farà.
Solo la fiducia in Lui, nella Sua  presenza nel mondo e nelle persone, può mantenerci come seminatori attivi e sereni nel Suo campo.
Non invochiamo vendette, punizioni o "inferni" per nessuno. Ci preme fare la nostra parte, lottare perchè la giustizia germogli su questa terra, come dice il profeta Isaia, ma poi lasciare a Dio ciò che è di Dio.
Intanto, c'è un compito quotidiano che riguarda anche l'orto di casa nostra , il nostro cuore e il mondo delle relazioni interpersonali. Lì un po' di zizzania possiamo estirparla "senza attendere la venuta del messia", cioè da oggi.
Seminare un po' di grano buono, di perdono, di rispetto, di accoglienza è ciò che posso fare già oggi.


Sotto tutti i cieli
O Dio, che hai guidato la vita di Gesù sui sentieri della semplicità e del servizio, solo con il Tuo sostegno possiamo rimanere in questo stile di vita che è esattamente l'opposto di ciò che ci insinua il pensiero dominante.
Ti ringraziamo perché nel mondo, in tutte le religioni, in tutti i sentieri dell'umanità autentica, Tu fai vivere tante donne e tanti uomini sul cammino dell'amore solidale, quello silenzioso e quotidiano.