lunedì 3 luglio 2017

“In quell’attimo una trasfusione di emozioni”

ROMA. «Lo vediamo tutti i giorni quando accudiamo le persone che ci sono care». Roberta Giommi, psicologa e psicoterapeuta, non è sorpresa dai risultati dello studio che dimostra come tenere la mano dell'uomo amato sia in grado di alleviare la sofferenza della donna. Anche se è cauta sulle eventuali applicazioni della scoperta in sala parto.
È possibile che solo stringere la mano della persona cara lenisca la sofferenza?
«Sì. Anche quando uno sconosciuto accompagna un malato e chiacchiera con lui, attenua le sensazioni di smarrimento e solitudine. Che questo meccanismo si verifichi in una relazione affettiva mi sembra ancora più facile. E lo vediamo tutti i giorni nel momento in cui ci prendiamo cura delle persone che ci circondano. Certo, tutto dipende dal tipo di situazione e di dolore».
Quanto è importante l'empatia in questi contesti?
«L'empatia, intesa come competenza emotiva, agevola il processo di affidamento: ci si rimette più facilmente alle attenzioni dell'altro che fa scomparire l'inquietudine, rilassandoci. Come se ci fosse una sorta di trasfusione delle emozioni».
Pensa che in sala parto la stretta di mano del compagno possa essere una sorta di antidolorifico?
«Non darei per scontato che possa alleviare i dolori durante il travaglio. Ci sono altri aspetti da considerare relativi alla sicurezza, la serenità e la capacità di combattere l'ansia. Se lui ha molta paura e lei è innervosita, potrebbe non funzionare. Fermo restando che, con la giusta preparazione e l'adeguata organizzazione ospedaliera, per la coppia si tratta di una bella esperienza da condividere». (r.r.)

(la Repubblica 24 giugno)