mercoledì 26 luglio 2017

LA MIA RISPOSTA

Cara Maria Luisa,

sono anch'io vicino al tuo "tormento". Spesso questo e simili versetti sono stati usati per le perfide manovre che tu mi elenchi ed altre ancora. Però, da innamorato dell'ermeneutica ebraica e della esegesi parabolica e midrashica, crredo che la parabola non vada letta come "pezzi di una allegoria".

Nella parabola va cercata la "punta". E' probabile che i sinottici siano stati i primi ad allegorizzare le parabole. Ma, se risaliamo al contesto del cammino delle origini del movimento di Gesù, i cosiddetti "dualisti" sostenevano che il regno di Dio avrebbe bruciato ogni erbaccia. Gesù, con i discepoli, compie un cammino che li fortifica e li protegge dalla disperazione. Gesù, convertendosi gradualmente con i suoi discepoli e discepole, capì che bisognava operare il regno di Dio oggi, sapendo reggere la compresenza del male. Il cuore della parabola sta forse in questa "conversione di Gesù stesso" che, nel pieno del suo impegno, comprende questa tragica compresenza.

Non è dunque un invito alla rassegnazione, ma il coraggio profetico, tipicamente ebraico, che rilegge tutta la storia nello specchio e nel mito di Caino e Abele.....

Cara M.Luisa, la valanga del male non fermi il nostro impegno a estirpare le erbacce che raggiungiamo, sapendo che ce ne saranno ancora altre e che il campo completamente pieno di buon grano sarà soltanto il dono di Dio, al tempo che egli solo conosce.

Uscire dalle interpretazioni allegoriche ci permette forse di raggiungere il cuore vibrante della parabola.


Ti abbraccio e auguro anche a te una estate di pace.

don Franco