giovedì 13 luglio 2017

LA PRIMA LETTERA DEL NUOVO VESCOVO

Cari amici di Pinerolo,
in punta di piedi desidero entrare in casa vostra per darvi un abbraccio e sedermi attorno al tavolo per ascoltare ciò che portate in cuore: affetti, fatiche, lutti, rabbie, sogni. Presto verrò a condividere la vita con voi. Mi manda Papa Francesco, che stimo enormemente. Lui rappresenta la Chiesa che da sempre sogno e che ora, in Lui, diventa visibile. Una Chiesa attenta alla vita concreta, in uscita, gioiosa, capace di dialogo, carica di speranza, aperta. Egli ci dice: “La Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa” (EG 47). Rispetto alla perfezione siamo tutti “fuori”, io per primo; ma rispetto alla misericordia di Dio siamo tutti dentro. La Chiesa deve lottare per aprire le porte, aprire le menti, annullare le dogane nel nostro cuore e nelle nostre comunità. Desidero una Chiesa che parla il linguaggio della vita quotidiana, che sa parlare al cuore degli uomini e delle donne di oggi. Una Chiesa che impara da tutti perché consapevole che Dio è al lavoro anche al di fuori dei nostri “giri”. Una Chiesa che dialoga con i non credenti, alla luce di ciò che diceva il grande Card. Martini: “Io ritengo che ciascuno di noi abbia in sé un non credente e un credente, che si parlano dentro, che si interrogano a vicenda, che rimandano continuamente domande pungenti e inquietanti l’uno all’altro. Il non credente che è in me inquieta il credente che è in me e viceversa”. Desidero una Chiesa aperta alle altre Confessioni, in particolare ai fratelli Valdesi e in dialogo con le altre religioni. Sono grato e felice di essere un cristiano cattolico e lotterò con voi perché la fede che i padri ci hanno regalato continui nelle terre pinerolesi. Ma so che essere cristiano significa innanzitutto essere discepolo di Cristo che si è fatto regalo per tutti ed essere cattolico significa essere capace di universalità, di apertura; capace di stare sulla soglia senza pregiudizi; capace di tenere insieme i pezzi della nostra vita, della società e del mondo; capace di tenere insieme le diversità. Proverò, con molta umiltà, ad essere credente con voi e ad annunciare la Bella Notizia con gioiosa passione. Tenendo presente ciò che diceva Simone Weil: “Ciò che fa capire se uno è passato attraverso il fuoco divino non è il suo modo di parlare di Dio, ma il suo modo di parlare dell’uomo e della terra”. Sono figlio di contadini e ho lavorato a lungo la terra. Spero che il Buon Dio mi aiuti ad essere un buon seminatore, carico di paziente e tenace speranza. Chiedo ai credenti di pregare per me. Chiedo a tutti di aiutarmi a camminare con voi. Vi auguro un felice cammino, sicuri che il Padre si cura di voi, di ciascuno di voi. Siete i suoi amati cuccioli. A presto.
Derio