Cari
amici di Pinerolo,
in
punta di piedi desidero entrare in casa vostra per darvi un abbraccio
e sedermi attorno al tavolo per ascoltare ciò che portate in cuore:
affetti, fatiche, lutti, rabbie, sogni. Presto verrò a condividere
la vita con voi. Mi manda Papa Francesco, che stimo enormemente. Lui
rappresenta la Chiesa che da sempre sogno e che ora, in Lui, diventa
visibile. Una Chiesa attenta alla vita concreta, in uscita, gioiosa,
capace di dialogo, carica di speranza, aperta. Egli ci dice: “La
Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per
ciascuno con la sua vita faticosa”
(EG 47). Rispetto alla perfezione siamo tutti “fuori”, io per
primo; ma rispetto alla misericordia di Dio siamo tutti dentro. La
Chiesa deve lottare per aprire le porte, aprire le menti, annullare
le dogane nel nostro cuore e nelle nostre comunità. Desidero una
Chiesa che parla il linguaggio della vita quotidiana, che sa parlare
al cuore degli uomini e delle donne di oggi. Una Chiesa che impara da
tutti perché consapevole che Dio è al lavoro anche al di fuori dei
nostri “giri”. Una Chiesa che dialoga con i non credenti, alla
luce di ciò che diceva il grande Card. Martini: “Io
ritengo che ciascuno di noi abbia in sé un non credente e un
credente, che si parlano dentro, che si interrogano a vicenda, che
rimandano continuamente domande pungenti e inquietanti l’uno
all’altro. Il non credente che è in me inquieta il credente che è
in me e viceversa”.
Desidero una Chiesa aperta alle altre Confessioni, in particolare ai
fratelli Valdesi e in dialogo con le altre religioni. Sono grato e
felice di essere un cristiano cattolico e lotterò con voi perché la
fede che i padri ci hanno regalato continui nelle terre pinerolesi.
Ma so che essere cristiano significa innanzitutto essere discepolo di
Cristo che si è fatto regalo per tutti ed essere cattolico significa
essere capace di universalità, di apertura; capace di stare sulla
soglia senza pregiudizi; capace di tenere insieme i pezzi della
nostra vita, della società e del mondo; capace di tenere insieme le
diversità. Proverò, con molta umiltà, ad essere credente con voi e
ad annunciare la Bella Notizia con gioiosa passione. Tenendo presente
ciò che diceva Simone Weil: “Ciò
che fa capire se uno è passato attraverso il fuoco divino non è il
suo modo di parlare di Dio, ma il suo modo di parlare dell’uomo e
della terra”.
Sono figlio di contadini e ho lavorato a lungo la terra. Spero che il
Buon Dio mi aiuti ad essere un buon seminatore, carico di paziente e
tenace speranza. Chiedo ai credenti di pregare per me. Chiedo a tutti
di aiutarmi a camminare con voi. Vi auguro un felice cammino, sicuri
che il Padre si cura di voi, di ciascuno di voi. Siete i suoi amati
cuccioli. A presto.