domenica 16 luglio 2017

LE BELLE DONNE DELL'EST: INFERMIERE E BADANTI


Non si è ancora smorzato il profumo delle mimose, quando il salotto di Rai 1 si trasforma nel Bar Sport paesano dove si fa la lista delle donne più belle e più “bone”.
“Le donne dell'est, diceva la conduttrice, sono migliori delle donne italiane perché sono più belle, più sottomesse e più disponibili”. Quindi sembrava suggerire il programma, il maschio italiano lasci il talamo coniugale e “gradisca” il cibo prelibato straniero.
Noi tutti dovremmo piuttosto ricordare le belle figure delle donne dell'est che fanno le infermiere o le badanti. Consapevoli anche che altre ragazze sono vendute giovanissime ai bordi delle strade.
I modi di pensare proposti da Paola Perego sono duri a morire, se anche i politici nello scegliere le cosiddette quote rosa, seguono il criterio berlusconiano di privilegiare donne carine, ben tettute, formose e in minigonna. Poi se sono anche intelligenti e politicamente oneste è un sovrappiù che non guasta, almeno per le sinistre.
Il pubblico le vuole bellone, aggressive, civettuole, ma non ragionanti e propositive. Queste vengono relegate nei programmi culturali. Ammiro molto la brava giornalista di Rai-Storia Micaela Ponzani. E' plurilaureata, bella, elegante, intelligente e “dolce”. Come Sveva Sagramola, Lilli Gruber, si impone per qualità che non sono quelle elencate nella trasmissione.
Lasciamo a Canale 5 nel reality di Alessia Marcuzzi l'isola dei famosi, abitata da un lazzaretto di donne e uomini regrediti a livello infantile con gelosie, ripicche, giochetti da cortile parrocchiale. Relegati per finta in un'isola di falsi naufraghi che giocano seminudi a fare Robinson Crusoe, amoreggiano in uno squallido scenario avvilente non solo per le donne ma anche per i maschi di turno. Cataplasmi da inferno dantesco che si esibiscono in puerili litigi alla ricerca di una resurrezione televisiva o di una rispettabilità perduta come quella di Nicole Minetti pagata per giunta 200 mila Euro. Che la trasmissione abbia ascolti record non depone a favore della bontà del prodotto ma della stupidità degli ascoltatori.
Non è certo restituire dignità alle donne l'invenzione di certi protagonismi femminili cinematografici. Una luciferina donna capo dell'FBI che comanda uno stuolo di maschi sottomessi; una comandante inferocita che uccide sparando e sgozzando. O un cadetto femmina con sguardo duro e il mitra in mano. Ruoli “negativi” che non servono certo a definire l'uguaglianza tra maschio e femmina.
Nella realtà la donna sul lavoro deve fare doppia fatica per farsi valere. Viene pagata meno del maschio.
Anche nella chiesa dove a parole si parla di dignità femminile, la donna non ha ruoli e diritti riconosciuti.
Come in ogni rivoluzione dovranno essere le donne a prendere in mano come stanno già facendo, la loro redenzione.
Beppe Manni – Qualevita 172