sabato 29 luglio 2017

LETTERA FIRMATA

Gentile don Franco Barbero,
Le scrivo dalla zona di Latina dove la chiesa è ancora assai tradizionale… Seguo da anni il suo blog e spero che papa Francesco possa restituirle la pienezza del sacerdozio… Vorrei lanciare l'idea di costituire un gruppo nazionale che rivolga l'appello al papa per la sua riabilitazione. È il momento buono perché vedo che stanno riammettendo tutti... Trovo la cosa positiva e interessante.
La vidi l'ultima volta a gennaio 1979 a Roma al matrimonio di mia figlia lesbica... (lungo racconto).
Mi vuole fare sapere se l'iniziativa le è gradita?
Le auguro di continuare con coraggio il suo ministero. Saluti da mia moglie, da Sofia e Luciana che ora vivono in Spagna.
Un cordialissimo saluto
E. B. (lettera firmata)

LA MIA RISPOSTA

Caro E.,
eccome … ricordo quel giorno di festa a Roma … A volte un incontro stabilisce un filo che non si rompe. Però la sua riflessione mi lascia perplesso e la mia risposta è una semplice opinione personale. Ritengo l'idea di un "comitato" inutile, una distrazione dai problemi reali, da me non condivisibile. Non ho mai richiesto in questi anni di essere "riammesso al sacerdozio" dalle autorità ecclesiastiche per alcune opinabili scelte che cerco di esprimerle almeno in parte.
1) Oggi il mio ministero è ampiamente riconosciuto da gruppi, singoli e comunità e lo esercito non come "mandato" o come parte di una gerarchia, ma come fratello che mette a disposizione alcuni doni e strumenti per un cammino comunitario condiviso.
La Riforma Protestante, riprendendo alcuni dati della Scrittura, ci ha aiutati a riscoprire il ministero, anche quello pastorale, all'interno del "sacerdozio di tutti i credenti". Si è tutti alla pari, sia pure con ministeri e servizi diversi.
2) Devo essere sincero: la gerarchia cattolica non può accettare le mie scelte teologiche, i miei scritti, il mio blog, le scelte pastorali … vista l'impostazione dottrinaria e dogmatica che la caratterizza ancora oggi. È inutile che lo nasconda: almeno da 50 anni sono fuori dalla dogmatica cattolica. Mi hanno offerto più volte la possibilità di "ritrattare" mettendomi davanti ottime opportunità. La mia coscienza e la mia fede mi hanno suggerito di rifiutare. Quindi non ho nessuna "rabbia" contro chi ha applicato nei miei riguardi il codice di diritto canonico: io dissento su molti terreni a partire dalla cristologia, alla mariologia, all'infallibilità papale, molti punti della sacramentaria, sulla concezione plurale della famiglia … Sono i terreni centrali della dottrina cattolica. I miei riferimenti fondamentali sono soprattutto i biblisti e i teologi emarginati.
3) Credo e lavoro umilmente perché la mia chiesa - che continuo ad amare – "allarghi la sua tenda" oltre la rigidità del dogma e sia una casa accogliente per tutti e tutte coloro che cercano di proseguire il cammino di fiducia in Dio e di fraternità e sororità universale. Affido ogni giorno a Dio questo piccolo impegno quotidiano in compagnia di tante donne e tanti uomini marginali nelle chiese cristiane e nella società.
4) Non sogno una chiesa che "la pensi come me", ma una comunità ecclesiale in cui ci sia posto per quei tanti che non si riconoscono nel "catechismo ufficiale" …
In questo senso non ho mai richiesto di "rientrare" perché della chiesa, intesa come popolo di Dio, mi sento parte più che mai e da questa chiesa ho anche ricevuto il dono del ministero.
5) Insomma, capisco benissimo tutto questo apprezzamento per il riconoscimento di chi fu emarginato, ma io non sono alla ricerca di nessuna lettera ufficiale di "riammissione in ruolo".
Dico questo nel pieno rispetto di scelte personali e comunitarie diverse. Ben sapendo, come mi diceva un vescovo ora defunto, che sono andato a toccare dei "nodi centrali" e ho scelto le "cattive compagnie" e "le grane te le sei andate a cercare". Pensa, caro E., che quel vescovo, quando andò in in emeritazione, si faceva recapitare i miei libri in busta chiusa e senza dedica! Era un uomo che fece di tutto per "salvarmi dal Vaticano" …
Però una idea ti suggerisco. Ho tanto bisogno che preghiate per me perché la mia vita è fragile e piena di limiti e il servizio comunitario è pieno di gioie e di fatiche.
Grazie del tuo e vostro affetto. Restiamo in cordata nella preghiera e nel comune cammino di conversione.
Un abbraccio
don Franco