sabato 15 luglio 2017

MACABRO

L'infermiere con le cesoie per rubare un anello.

Ha tagliato con le tronchesi la fede nuziale di una povera donna di 85 anni, in coma in un letto d'ospedale , le ha quasi staccato il dito, poi ha preso l'anello ed è andato a rivenderlo al “compro oro”. E' successo a Cuorgné, in Piemonte, ma poteva accadere ovunque in questo tempo feroce e miserabile.
Lui si chiama Romano Faccin e lavora, si spera ancora per poco, come operatore sanitario all'ospedale della cittadina del Canavese. Lei, che nel frattempo è morta, si chiamava Felicita Cavaletto, era vedova ed era ricoverata da tre settimane. I Carabinieri, avvertiti dai familiari della donna che avevano notato la ferita al dito e la fede sottratta, hanno recuperato l'anello e denunciato Romano Faccin per rapina e ricettazione.
Oltre i confini dell'orrore, al di là di ogni frontiera tra il macabro e l'agghiacciante, l'uomo che taglia il dito e ruba l'anello sembra un episodio dei Mostri di Dino Risi, ma purtroppo non è grottesca satira della bassezza umana: di questa bassezza è, realmente, l'apoteosi in presa diretta. Non invenzione ma verità. La spudorata disinvoltura del ladro, non solo l'offesa per un corpo morente, narra un'epoca in cui per quattro soldi non solo si passa sul cadavere della propria madre – come da antica metafora – ma lo si deturpa, lo si profana in nome di una manciata di euro. I nazisti nei lager strappavano i denti d'oro ai cadaveri, il mostro di Cuorgné non ha neppure aspettato la fine della sua vittima: perché perdere tempo? Un vecchio corpo che muore è solo un oggetto, un ingombro, ma qualcosa può rendere. Il colpevole, invece, è l'anello mancante tra l'umanità e l'abisso.
Maurizio Crosetti Rep. 6 luglio