venerdì 21 luglio 2017

Olio e rugiada: Salmo 133

Ancora un salmo del pellegrinaggio che si trova nel contesto dei "cantici delle ascensioni". Il salmo ci ricorda che il "pellegrinaggio" della vita ha bisogno dell'olio e della rugiada che "scendono" da Dio.

"Ecco come è bello e come è soave
che i fratelli abitino insieme!
È come olio prezioso sul capo
che scende sulla barba,
sulla barba di Aronne,
che scende sul collare della sua veste.
È come rugiada dell'Hermon
che scende sui monti di Sion.
Là Jahweh dispensa
la sua benedizione
e la vita per sempre" (Salmo 133).


Una vita precaria
È sempre assai difficile intuire quale situazione concreta e quale "mondo" spirituale si trovino alle spalle di questo salmo. Siamo, con buona probabilità, nel contesto della celebrazione alla quale i pellegrini partecipavano nel tempio di Gerusalemme, che rappresentava per i credenti che vi giungevano il sogno e la possibilità della vita fraterna: "Con stupore commosso e grato il nostro pellegrino celebrava il banchetto di comunione" (P. Stancari).
Si noti: lontano da Gerusalemme la vita aveva i suoi affanni e spesso, molto spesso, la pace e la "benedizione" costituivano soltanto un sogno. Anche a Gerusalemme, nei tormentati ed incerti anni del dopo esilio, la vita era piena di sofferta precarietà.

Dio ci fa sognare
Ma in Israele qualcuno non abbandona mai i sogni di pace e di giustizia, di benedizione e di vita, che Dio ha deposto nei cuori come semi di indistruttibile vitalità. Una fitta catena di sogni attraversa tutta la Bibbia. Forse anche questo pellegrino sapeva che la storia del suo popolo e la cronaca della sua vita quotidiana non erano per nulla una oasi di pace, di tranquillità, di armonia. La storia della fraternità, anche per lui, registrava troppi fallimenti, ma perché desistere da questa speranza e abbandonare questa bella e dolce eventualità?

Il sogno diventa vita
Ma, se si può scommettere sui sogni (nella loro accezione biblica), occorre trovarne il fondamento. Il pellegrino che viene a Gerusalemme, mentre nella celebrazione del tempio esperimenta in modo quasi palpabile la soavità dell'amore fraterno, sente scaturire e rifiorire il suo sogno di una vita unita, concorde, in pace. Si tratta - così lo gusta il suo cuore - di un sogno profumato e fresco.
L'amore fraterno e profumo che si diffonde e dolcemente, appunto come olio, scorre e penetra ovunque, fino all'orlo del manto. Un israelita sapeva bene apprezzare l'olio "buono", "prezioso", "profumato" della sua terra.
Il secondo simbolo che esprime la dolcezza e la fecondità di questo amore è preso dalla visione stupefacente che il monte Hermon, quando all'alba si rivestiva di rugiada, forniva a chi si avventurava sulle pendici ricche di vegetazione verdissima. Questo simbolo è evocato probabilmente in contrasto con gli aspri colli su cui è posta Gerusalemme: "Un'immagine di freschezza in un mondo assolato e bruciato, un'immagine di ristoro in un panorama immobile sotto la calura, un'immagine di sazietà in un ambiente assetato: questo è l'amore fraterno in un mondo più spesso simile ad una giungla che ad una famiglia" (G. Ravasi).
È bene che il nostro cuore si fermi a meditare e gustare su questa fraternità "aromatica" e fecondante, che oggi è così necessaria per le donne e per gli uomini.  

…Scende...
Non sottovaluto questo messaggio di fraternità-sororità di cui abbiamo immenso bisogno, ma voglio sottolineare un particolare letterario e teologico a mio avviso centrale, essenziale. Questo sogno amoroso è appeso a Dio, viene da Lui. Riposa e si fonda su di Lui. Non è farina del nostro sacco, ma è un dono che riceviamo da Dio.
Come la barba e il manto di Aronne ricevono l'olio da un'ampolla e come la spianata del tempio riceve la rugiada dalle pendici dell'Hermon, così noi riceviamo da Dio tutto ciò che siamo. L'immagine biblica è suggestiva e il verbo "scende", ripetuto per ben tre volte, precisa e ribadisce il concetto. È dall'alto, cioè da Dio, secondo la concezione spaziale ebraica, che viene la vita, la benedizione. Se un po' di rugiada rinfresca e feconda i sentieri sui quali camminiamo e se un po' di olio prezioso profuma e addolcisce le opere delle nostre mani, non possiamo mai dimenticare che olio e rugiada "scendono" da Dio.
È pura illusione quella di chi, gustando l'acqua viva, dimentica il pozzo o la sorgente.

Davanti a Te...
Signore, Dio di Gesù, non mi "salveranno", non mi basteranno i miei sogni, non mi reggeranno le mie mani, non mi sorreggeranno i miei piedi, se non sarai Tu a darmi olio, rugiada, benedizione, vita...
Vorrei che il mio cuore sapesse riconoscere il Tuo dono e benedire il Tuo nome. La salvezza non sta in me, in un cammino interiore che sviluppa tutte le mie energie. La mia acqua è sempre un sorso attinto al Tuo pozzo, ma Tu sei una sorgente ben distinta dalle mie acquette, una presenza che chiama oltre ogni mio desiderio. Ti benedico cento volte, o mio Signore, e ancora non basta. Tutti Ti riconoscano come Dio...
Davvero, o Signore, il mondo poggia su tre colonne: lo studio della Torah- Bibbia, la preghiera-lode a Te, le opere di misericordia-condivisione. Signore, aiutami a non dimenticare nessuna di queste tre colonne, perché sono tutte collegate e necessarie. E queste tre colonne hanno un fondamento solo: sei Tu.

Franco Barbero