giovedì 13 luglio 2017

RICCO A SUA INSAPUTA?

Il neo cardinale di Bamako (Mali) Jean Zerbo, 73 anni, che riceverà la berretta cardinalizia da papa Francesco il prossimo 28 giugno, avrebbe un grosso scheletro nell'armadio, sotto forma di sette conti bancari in Svizzera, intestati alla Conferenza episcopale del suo Paese (CEM), secondo quanto rivela un'inchiesta del quotidiano francese Le Monde (31/5).
L'inchiesta ripercorre la vicenda fin dall'inizio, da quando, il 25 novembre 2002, sette conti bancari sono stati aperti presso il Crédit Lyonnais di Monaco per conto della Conferenza episcopale del Paese africano, conti dei quali l'indagine SwissLeaks  – portata avanti da 130 giornalisti di una cinquantina di Paesi, coordinata dall'International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) – rivela i codici iban che riconducono alla Svizzera (uno è CH1808689050911815030). L'indagine fece emergere una gigantesca operazione di evasione fiscale nella quale, grazie alla banca multinazionale britannica HSBC, tramite la propria controllata svizzera, tra novembre 2006 e marzo 2007 180,6 miliardi di euro passarono attraverso conti aperti presso la HSBC di Ginevra da oltre 100.000 clienti e 20.000 società offshore. Secondo gli ultimi estratti conto della HSBC Private Bank di Ginevra, che Le Monde ha ottenuto nel 2014, nel 2007 sui conti della CEM erano depositati circa 12 milioni di euro: tanti, per una Chiesa locale che rappresenta appena il 2,4% su una popolazione di 17 milioni.
Tre i protagonisti principali di questa storia, i tre vertici della Chiesa maliana: mons. Jean Zerbo, all'epoca responsabile delle finanze della Conferenza episcopale,  mons. Jean-Gabriel Diarra, vescovo di San, e mons. Cyprien Dakouo, segretario generale della CEM dal 2004, passati tutti inosservati all'epoca dell'esplosione dello scandalo.

Gli incontri tra i banchieri e i monsignori
I conti della CEM fanno un lungo giro di banche prima di arrivare alla HSBC in Svizzera, e sono documentati diversi incontri tra due banchieri e i tre vertici della Chiesa, ognuno dei quali ha un codice cliente ed è titolare di una identica quantità di denaro. Viene stabilito un tasso d'interesse del 5%. «L'arcivescovato e le parrocchie sono d'accordo – emerge – nell'affidare una parte del portafoglio alla banca, e la "cattura del valore" (un metodo di finanziamento) del «50% del portafoglio per ottimizzarne la redditività». Ma i parrocchiani non sanno nulla: «Non siamo mai stati informati di queste operazioni», affermano, sottolineando la mancanza di trasparenza nella gestione delle risorse: «Approfittando della passività dei fedeli, si permettono tutto e non rendono conto a nessuno». Un responsabile ecclesiale di alto livello, anonimo, ammette di essere stato al corrente dei movimenti, ma sull'origine dei 12 milioni è il buio più nero. La tensione all'interno della Chiesa del Paese è tale che nel 2012 Cyprien Dakouo viene dimesso e lascia il Paese in «punta di piedi».
Poiché la banca svizzera non ha voluto rispondere alle domande di Le Monde, i giornalisti hanno simulato un trasferimento di denaro constatando che i conti sono tuttora attivi. Ma di quei milioni non c'è traccia nella contabilità della CEM, e l'attuale responsabile finanziario, p. Noël Somboro, afferma di non avere tempo di sfogliare i libri. Dopo vari tentativi, i giornalisti di Le Monde aspettano mons. Zerbo alla fine di una messa, il 14 maggio scorso, alle 7 del mattino. «Io un conto in Svizzera? Allora sono ricco senza saperlo!», ironizza. Ma davanti alle prove dice trattarsi di un vecchio conto, «un sistema che abbiamo ereditato dall'Ordine dei missionari d'Africa che gestivano la Chiesa», e nega di aver mai aperto un «conto personale» all'estero, cosa che sarebbe stata «fonte di problemi». Gli altri due vescovi hanno entrambi rifiutato di parlare.

La smentita della Conferenza episcopale
Il 31 maggio la Conferenza episcopale del Mali ha smentito le informazioni contenute nell'inchiesta. In particolare, « le accuse secondo cui alcuni vescovi avrebbero distratto fondi dei fedeli», affermando di operare «in totale trasparenza»: la Conferenza «dispone di statuti, di un regolamento interno e di un manuale di procedure che fissano le competenze di ogni vescovo in funzione dell'incarico affidatogli. Nessun vescovo agisce a titolo personale.  Viene poi compiuta una valutazione di tutte le attività». La Conferenza, poi, si avvale al suo interno di una «commissione delle finanze incaricata dell'applicazione della politica di solidarietà decretata per il centenario della Chiesa nel novembre 1988. Tale solidarietà tra le diocesi permette di garantire il funzionamento della pastorale ordinaria della Chiesa: ad esempio la catechesi, le opere di carità, la formazione dei giovani». Gli autori dell'inchiesta di Le Monde – definita «tendenziosa» – avrebbero forse un «secondo fine», ossia quello di «sporcare l'immagine e destabilizzare» una Chiesa «nel momento in cui viene onorata con la nomina del suo primo cardinale», ma Dio, che «tutto vede e tutto sa, saprà un giorno ristabilire la verità».
Ludovica Eugenio

(Adista 22, 17 giugno 2017)