martedì 1 agosto 2017

AFFONDA IL M5S MA STA RINASCENDO IL CENTRODESTRA

DA QUALCHE giorno poi sono sul piede di guerra anche i costruttori. Quest'ultima defezione è stata certificata dalla presa di posizione del presidente del Collegio costruttori di Torino, Alessandro Cherio. Essa documenta lo scontento della categoria per alcune decisioni prese dalla giunta in materia di lavori pubblici in particolare e, più in generale, per il fatto di trovarsi davanti «una città senza strategia per il futuro, priva di un piano a lungo termine e che vive solo di gestione ordinaria, indubbiamente essenziale, ma non sufficiente per uscire dalla crisi». In realtà, la sindaca e il suo esecutivo questa volta nella persona dell'assessore all'Urbanistica e vicesindaco Guido Montanari, inseguendo l'idea di creare una discontinuità con i loro diretti predecessori hanno inanellato una serie di errori, piccole bugie, sotterfugi, mosse false che adesso gli si ritorcono contro. E che prefigurano, oltre l'orizzonte più prossimo, una svolta politica che indirettamente ma non tanto chiama in causa anche la sinistra.
Quando, come ha fatto Montanari, si dice che Torino avrebbe aperto nel 2017 cantieri per 175 milioni non solo si racconta una bugia ma si dimostra di non avere un'idea del settore di cui si parla, illudendosi di poter contrabbandare per buona questa insensata politica agli occhi di quanti operano in quel settore da tempo e sono perciò in grado di giudicare il prima e il dopo. Intanto pensare di bloccare alcuni importanti lavori per il solo fatto che essi siano stati avviati dalla giunta Fassino è una solenne sciocchezza aggravata da una promessa che ragionevolmente non sarebbe stato possibile mantenere. Perché dei 172 milioni di cui si farneticava quando si andava a caccia di voti, a metà del 2017, se ne sono visti appena 15, ovvero meno della metà di quelli realizzati in tutto il 2016.
Il fatto è che quando si è impostata e realizzata una campagna elettorale all'insegna della guerra alla cementificazione ivi comprese le opere pubbliche destinate allo sviluppo e all'ammodernamento della città è difficile di punto in bianco cambiare le carte in tavola. Perché così facendo si possono conquistare i consensi di confuse marginalità ambientaliste ma si finisce col dover poi pagare il conto di tanto immobilismo e dei problemi dei costruttori, larga parte dei quali, è bene ricordarlo, non ha sostenuto Chiara Appendino sull'onda di un'improvvisa e incontrollata passione per i grillini ma perché aveva come principale obiettivo quello di mandare a casa la giunta Fassino. Una scelta, questa, che somiglia molto da vicino a quella fatta allora dalla Confesercenti.
Quel "favore" non sembra potersi ripetere. Dopo l'ennesimo trasloco (in questa legislatura un terzo tra deputati e senatori ha cambiato partito), quello di Enrico Costa rientrato nelle file Berlusconiane dopo avere lasciato Angelino Alfano, la situazione tende a complicarsi. Se poi, come si dice, Costa intende presentarsi alle prossime regionali, l'appoggio di commercianti, costruttori e altre categorie si trasferirà facilmente dall'Appendino a lui in quanto rappresentante di un centrodestra che sta riprendendo fiato. E sarà anche un problema per Chiamparino, se si ricandiderà, e comunque per la sinistra. A meno, dopo le elezioni politiche, non prenda corpo il "Renzusconi", nel qual caso ciò che va bene a Roma potrà andare bene anche a Torino e in Piemonte.
Salvatore Tropea

(la Repubblica 23 luglio)