venerdì 18 agosto 2017

RIFLESSIONE SUL BRANO EVANGELICO DI DOMENICA 20 AGOSTO


La donna  che aiutò Gesù ad un passo di conversione
Matteo 15,21-28
21 Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. 22 Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». 23 Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». 24 Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele». 25 Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!». 26 Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». 27 «È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28 Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita.


Quando circa 60 anni fa affrontai la lettura e l'interpretazione di questa pagina di Matteo per la prima volta, provai un profondo disagio; anzi un vero scandalo.
Lessi anche la pagina parallela del Vangelo di Marco, ma anch'essa mi sembrò dura e inaccettabile.
 Come poteva Gesù, che allora per me era ancora Dio, essere così sgarbato, arrogante e quasi sprezzante nei toni e nel comportamento verso questa donna così bisognosa di aiuto e così umile ed audace? Non avevo il coraggio di manifestare questo scandalo e non disponevo di strumenti che mi aiutassero in una interpretazione storica e liberante.
 Il mio professore di Sacra Scrittura attendeva con ansia di diventare vescovo e le sue lezioni erano prive di penetrazione, di passione, di calore, di comunicazione. Arrivava fresco di laurea dalla Gregoriana, ma l'insegnamento delle Scritture non era davvero il suo " pezzo forte".

Mi portai nel cuore questo "nodo" finché un giorno, ormai diciannovenne, accolto affettuosamente dal mio rettore di seminario a colloquio, osai porre la domanda che tanto mi inquietava. La sua risposta fu chiara: " Vedi, Gesù da principio ha trattato così male questa donna per metterla alla prova, per verificare la realtà della sua fede. Poi, vista la sua grande fede, la esaudì e acconsentì alla sua richiesta".
 Devo ammettere che la risposta mi sembrò interessante ed ingegnosa, ma altrettanto poco convincente.  

La svolta interpretativa
Fu negli anni dal 1965 al 1975 che, familiarizzando con i metodi storici e critici e affacciandomi alla scoperta del Gesù ebreo, maturò in me una lettura  biblica ben diversa.
 La pagina evangelica, come moltissimi studi documentano, presenta Gesù come un uomo ebreo del suo tempo, con i suoi limiti culturali e non privo dei pregiudizi tipici della sua tradizione. E' sempre molto difficile renderci conto della storicità di tutti i personaggi della Bibbia.
Forse la costruzione di questo "racconto" evidenzia che anche Gesù ha dovuto ripensare le sue relazioni, superare delle barriere, convertirsi.
 Per Matteo Gesù è "descritto in movimento in direzione di Tiro e Sidone, ma non è detto che raggiunga tali città. Al contrario, si dice che la donna era uscita da quei confini. Gesù e la donna si incontrano, per così dire, a metà strada tra terra di Israele e territorio "Cananeo", cioè pagano: entrambi sono accomunati da un movimento di uscita. Eppure è la donna che varca il confine, non Gesù, è la donna che prende l'iniziativa, che gli va incontro e lo riconosce come il Messia" ( Alberto Mello, Matteo, pg 282).
 Forse, con un tono eccessivamente enfatico, commentando nel 1981 questa pagina, scrissi che la donna cananea fu quella che convertì Gesù. In ogni caso, ella offrì a Gesù una singolare opportunità di ripensamento e Gesù offrì a lei la testimonianza di chi sa ascoltare la voce di Dio attraverso il grido degli oppressi/e.

Li accomuna un movimento di conversione
In ogni caso, sia il racconto di Marco che quello di Matteo mettono in evidenza due persone coinvolte nel cammino di conversione. "Nessuno nasce imparato", recita il proverbio. Le Scritture ci svelano che nessuno è mai totalmente convertito. La conversione, come scoperta ed accoglimento della chiamata di Dio, caratterizzò tutta la vita di Gesù di Nazareth. Egli, nel coraggio, nella fede, nell'audacia travolgente ed intelligente di questa donna percepì un segno, un invito, uno scossone che non poteva ignorare. Gesù ha sputo ricredersi, accogliere, andare oltre le abitudini, i pregiudizi e le tradizioni.
Come per Gesù, anche per la donna non fu facile uscire dai confini della sua cultura del silenzio, della sottomissione e della marginalità. Tradusse il suo bisogno e la sua disperazione in una iniziativa di inaudito coraggio. Si mosse  da casa gridando tanto da richiamare l'attenzione dei discepoli, venne a prostrarsi  ai piedi di Gesù e non cessò  di demolire ad uno ad uno gli argomenti e i pregiudizi  del "Figlio di Davide", il profeta di cui aveva tanto sentito parlare...
Da donna abituata a tacere , diventa profetessa di giustizia, vuole essere presa sul serio, ascoltata..
La Bibbia ci dà testimonianza di molti percorsi di conversione. Si tratta sempre di svolte, di cambiamenti in profondità delle nostre vite, anche se graduali e spesso a piccoli passi. Così fu per Gesù e per la donna cananea.

Due ulteriori annotazioni
Il brano, secondo molti studiosi/e, risente del forte dibattito interno alle comunità delle origini. Il "racconto" di Gesù che progressivamente apre ai "pagani" serve all'autore- redattore del Vangelo nel suo intento di sostenere che tale allargamento e tale inclusività appartenevano in radice alla prassi concreta di Gesù.
"In secondo luogo, l'episodio ci ricorda che i membri di gruppi disprezzati e oppressi devono essere audaci nel cercare la liberazione dalla loro miseria" (Hare Douglas, Matteo, Claudiana, pg 183).
In questo tempo solo una fiducia profonda e radicale in Dio può fare in modo che l'alberello della nostra speranza e della nostra perseveranza non si dissecchi e continui a portare frutto.
 Il giorno in cui penseremo di non doverci più convertire, ma di essere dei cristiani "riusciti", quel giorno avremo tradito il dato essenziale della nostra fede: stare in conversione permanente: esattamente come Gesù di Nazareth.