domenica 6 agosto 2017

UN BIBLISTA DIMENTICATO CHE RICORDIAQMO CON AFFETTO

Nella mia parrocchia “fantasma”
(Giovanni Giorgis)

Il campanile della chiesa di Prato Nevoso è a scivolo quasi per giustificare il fatto che l'edificio sia accovacciato sul dorso della montagna che sale alla punta Malanotte, dirimpetto al Mondolè e alle piste innevate che hanno offerto l'occasione al nascere, venticinque anni fa, di una città “fantasma”, che compare e scompare a seconda delle stagioni dell'anno, e che sembra tutta e soltanto regolata dalla frenesia dello sporto sciistico.
Al sabato sera e alla domenica, durante l'inverno e nei due mesi estivi un poco frequentati, luglio e agosto – negli altri periodi “morti” una messa festiva è più che sufficiente a raccogliere le cinque o dieci persone che rimangono in paese – quando mi accingo a premere la levetta che consente alle campane di far sentire il loro richiamo, sono preso dalla gioia di poter avere qualcuno in più a condividere l'Eucarestia. Ma mi prende anche, quasi sempre, un segreto affanno, perché mi ritorna in mente una poesia di Trilussa.

La campana della chiesa

Che sono a fa' – diceva una Campana -
Da un po' de tempo in qua, c'è tanta gente
che invece d'entrà drento s'allontana.
Anticamente, appena davo un tocco
la Chiesa era già piena;
ma adesso ho voja a fa' la canoffiena
pe' chiamà li cristiani cor patocco!
Se l'omo che me sente nun me crede
che diavolo dirà Dommineddio?
Dirà ch'er sono mio
nun è più bono a risvejà la fede.
- No, la ragione te la spiego io:
- je disse un Angeletto
che stava in pizzo ar tetto -
nun dipende da te che nun sei bona,
ma dipenne dall'anima cristiana
che nun se fida più de la Campana
perché conosce quello che la sona.
(Trilussa)