martedì 1 agosto 2017

UNA RICHIESTA E UNA MIA OPINIONE

Mi giunge una domanda interessante circa il rapporto tra modernità, secolarizzazione e religione. La domanda viene formulata così: "La modernità implica il declino della religione o addirittura la sua scomparsa?".
La mia opinione è che dalla tesi di Sabino Acquaviva ("L'eclissi del sacro nella società industriale", 1961) e dalle elaborazioni di Thomas Luckmann... è passata davvero tanta acqua sotto i ponti.
Dal primo libro di Peter L. Berger, recentemente scomparso, fino alla sua ultima opera "I molti altari della modernità" (EMI) esiste un oceano.
Tra chi dice che bisogna andare "oltre le religioni" e molte ricerche attuali, vedo un divorzio impressionante.
In più esiste una babele dei linguaggi per cui spesso i singoli autori forniscono una loro interpretazione ed usano un codice personalizzato. In tal caso diventano facili sia le incomprensioni quanto le semplificazioni.
Non posso che fornire la mia semplice opinione da persona che da oltre 50 anni segue questo dibattito con interesse e frequenta con assiduità questi autori.
Io penso, con Molari, che non possa esistere una esperienza di fede personale e comunitaria senza un minimo di espressione religiosa (luoghi, tempi, percorsi, riti...). Non demonizzo gli aspetti religiosi e mi sembra che una certa ricerca abbia percorso un sentiero liquidatorio che ritengo storicamente poco documentato.
 La "fede adulta" però costituisce un criterio per "potare" e controllare gli aspetti dogmatici e devozionalistici aberranti.
Ritengo che l'attuale stagione culturale e storica possa rappresentare una singolare opportunità per le tradizioni religiose facilitando la loro liberazione da immaginari e linguaggi tramontati. Il pregio ulteriore di questa opportunità sta nel fatto che essa è vissuta in una prospettiva ecumenica.
Quarantaquattro anni fa pubblicai un libro intitolato "Una fede da reinventare" (ed. Claudiana) in cui formulavo l'orizzonte e l'impegno di convertire la religione a servizio della fede. In questa direzione ho intenzione di pubblicare, se ce la faccio a concludere in questa estate troppo piena di impegni, un libro intitolato "L'abbraccio del Mistero".
Mi rammarico del fatto che si legga e ci si confronti troppo poco. In tal caso si può incorrere nel rischio di procedere a slogan.
Per me resta essenziale quel lavoro costruttivo che alimenta le radici della fede, l'impegno dell'ablatio (cioè la rimozione delle "cose scadute") e l'esercizio di una vera creatività  di nuovi "linguaggi" in cui esprimere la fede. Tre dimensioni da tenere insieme con un lavoro, umile, serio ed audace.
Ecco la mia opinione.
Franco Barbero