venerdì 22 settembre 2017

DAL SETTIMANALE DIOCESANO DI TRIESTE

Ha suscitato scalpore, alla fine di luglio, il caso di una coppia che aveva scelto di soggiornare nella struttura "Casa vacanze Ciufo", a Vibo Valentia, respinta perché omosessuale, con un messaggio peraltro particolarmente sgradevole del titolare, che recitava: "Mi scuso se posso sembrare troglodita. Non accettiamo gay e animali». La vicenda ha provocato indignazione in ogni parte di Italia, anche perché le cronache hanno segnalato la presenza di altre strutture che, durante l'estate, hanno dichiarato la propria indisponibilità ad ospitare coppie omosessuali.
Di segno del tutto diverso la reazione della Curia triestina. Il settimanale diocesano Vita Nuova, ha infatti preso le difese di quelle strutture che si rifiutano di ospitare coppie gay. Il direttore, Stefano Fontana, ha pubblicato, addirittura come editoriale (sul numero datato 4 agosto), oltre che sul sito del giornale, un articolo intitolato "L'albergo 'life friendly"', nel quale afferma che semmai la vera discriminazione sta nell'aumento di alberghi ed agriturismi "Children free": «Perché mai - scrive - sarebbe discriminante non accettare in albergo coppie gay e non sarebbe discriminante non accettare famiglie con bambini? Forse perché, come nel caso dei principi inglesi, i bambini inquinano?
Un tempo - ormai molti anni fa - gli alberghi verificavano se uomo e donna che chiedevano insieme una camera fossero sposati. Anche gli alberghi, un tempo, avevano una dignità. C'erano anche gli alberghi "a ore", ma proprio per distinguersi da questi, gli alberghi seri davano le stanze solo a coppie sposate. I gestori avevano un senso morale e non intendevano incentivare la promiscuità fine a se stessa. Oggi si va negli alberghi, in montagna o al mare, e si vedono coppie giovanissime, etero sessuali intendiamoci, però piuttosto precoci. A loro nessuno chiede nulla: hanno di che pagare? Questo basta.
Se proprio devo essere sincero fino in fondo, io sarei più duro ancora di quegli albergatori che non vogliono le coppie gay in casa loro. Io chiederei il certificato di matrimonio, altrimenti niente stanza. Vadano da un'altra parte. I soldi non sono tutto nella vita». Inoltre, è la ricetta del direttore del settimanale diocesano di Trieste, andrebbero incentivate le vacanze delle famiglie numerose. «Altro che "Children free"! Dal terzo figlio in poi gratis». «Può darsi che qualche Comune controcorrente decida di finanziare non le case alle coppie omosessuali, ma le vacanze alle famiglie numerose. Può darsi che la sterilità non sia più celebrata ma ritorni in voga la fertilità. Chissà!».
Questo l'ironico commento di un lettore web, postato sul sito in calce all'articolo di Fontana: «Va bene anche matrimonio civile o deve essere necessariamente religioso? Io chiederei anche di lasciare eventuali preservativi alla reception per non correre il rischio di usarli. Inoltre farei mettere delle telecamere nelle stanze per controllare che la coppia di coniugi non commetta atti impuri. Last but not least, ovviamente le coppie dello stesso sesso regolarmente sposate all'estero non sono ammesse. Perché, anche se sposati, rimangono pur sempre froci...». (Valerio Gigante)

(Adista 2 settembre)