mercoledì 20 settembre 2017

RICEVO DALLA COMUNITA' DI SAN PAOLO DI ROMA


L’insegnamento della religione

Ad ogni ripresa delle attività scolastiche si ripropone, fra gli altri, il problema dell’insegnamento della religione cattolica nei diversi ordini di scuola. Le comunità di base italiane avvertono l’esigenza di riproporre proprio questo argomento, tanto più oggi, nel contesto della società italiana sempre più segnata da caratteri multietnici e multiculturali.
E’ ormai convinzione comune ad ogni approccio laico e scientifico che le religioni, la storia del loro formarsi, l’analisi dei loro universi simbolici, le diverse manifestazioni cultuali, debbano essere oggetto di un approfondimento multidisciplinare che spazi dalla storia alla filosofia, dalla letteratura all’estetica, dall’antropologia alla psicanalisi.
A fronte di ciò appare pertanto tanto più incongruo e antistorico il fatto che nelle scuole italiane, l’IRC, ovvero l’insegnamento religioso nelle scuole, (con tutte le ambiguità pedagogiche che tale termine comporta) sia appannaggio monopolistico della Conferenza Episcopale Italiana. Non ci sfugge che tale conseguenza sia il portato del particolare regime concordatario in vigore in Italia che più volte le cdb italiane hanno denunciato non solo per il suo carattere antidemocratico ma anche per i suoi connotati antievangelici.
Tuttavia gli stessi dati della CEI denunciano come nella scuola secondaria quasi un quinto degli studenti, non avvalendosi dell’IRC, contribuiscano ad aggravare la grande ignoranza del fenomeno religioso, tanto più grave oggi in quanto sarebbe auspicabile una minima conoscenza (si pensi alla alfabetizzazione digitale che ha toccato invece tutti gli strati della popolazione, anche a prescindere dall’età), non solo della Bibbia ma quantomeno del Corano e delle altre tradizioni cultuali presenti nel nostro Paese.
Nella logica di questo ragionamento sarebbe un segnale significativo, da parte della Chiesa cattolica italiana operare per rendere plurale la conoscenza e non già l’insegnamento (che sarebbe compito della famiglie e delle comunità religiose), delle diverse religioni e quindi disattendere unilateralmente il dettato concordatario, astenendosi dal nominare gli insegnanti destinati all’IRC. Chissà se la sensibilità di papa Francesco riuscirà ad ispirare un gesto così profetico in grado di scuotere non solo la Chiesa ma la stessa società italiana?
Proprio questa stessa sensibilità dovrebbe spingere gli studenti di ogni ordine e grado e le loro famiglie a richiedere di non avvalersi dell’ora di religione confessionale nella consapevolezza che l’articolazione multiculturale della società italiana richieda oggi la rinuncia ad ogni privilegio come premessa di una convivenza basata sul rispetto, sull’interazione delle differenze, sulla ricerca della pace civile.
Le comunità di base italiane invitano ad una riflessione misurata e a compiere gesti conseguenti e coerenti con la loro ispirazione e la loro storia e, pertanto, intendono promuovere il diritto al rifiuto ad avvalersi dell’IRC.