domenica 21 gennaio 2018

L'induismo

Su questo sentiero Dio è concepito in modo diverso che nello jñana. Nel jñana-yoga, l'immagine guida era quella di un mare infinito sotto le onde dei nostri sé finiti. Questo mare era simbolo del Sé onnipervasivo che risiede sia dentro che fuori di noi, e con il quale dovremmo cercare di identificarci. Così rappresentato Dio è impersonale, o piuttosto transpersonale giacché la personalità, essendo qualcosa di definito, sembra essere finita, mentre la Divinità  "jñanica" è infinita. Alla bhakti, per la quale i sentimenti sono più reali dei pensieri, Dio appare diverso in ciascuno di questi risvolti.
Primo, dato che l'amore sano è quello estroverso, il bhakti respingerà ogni insinuazione che il Dio che si ama sia il proprio sé, anche il proprio Sé più profondo, insistendo invece sull'alterità di Dio. Un classico della devozione hindu spiega con queste parole: «Voglio provare il sapore dello zucchero, non voglio essere zucchero».

Può l'acqua annegare se stessa?
Possono  gli alberi avere il sapore del frutto che generano?
Chi adora Dio deve rimanere distinto da Lui e solo così conoscere l'amore gioioso di Dio;
perché se dice che Dio e lui sono uno,
quella gioia, quell'amore svanirà istantaneamente.
Non pregare più per l'assoluta unità con Dio;
dove sarebbe il bello se gioiello e montatura fossero una cosa sola?
Il calore e l'ombra sono due cose distinte,
sennò, quale sarebbe il conforto dell'ombra?
Madre e figlio sono due,
sennò dove sarebbe l'amore?
Quando, dopo essere stati separati, si incontrano,
che gioia provano, madre e figlio!
Dove sarebbe la gioia, se i due fossero uno?
Dunque, non pregare più per l'assoluta unità con Dio.


(da Huston Smith, Le religioni del mondo, Fazi Editore, Canzone composta da Tukaram).