Nel
gruppo biblico di lunedì in Via Città di Gap abbiamo, attorno al
tavolo e davanti al testo biblico, compiuto il secondo viaggio a
Corinto.
Un Paolo piuttosto focoso difende la legittimità del suo
ministero apostolico teso a servire una comunità in cui ognuno si
sente accolto.
Ci ha colpito l’immagine e la metafora del corpo:
nessun “organo” è superfluo, autosufficiente, inutile.
Nello
stesso tempo ognuno deve andare alla caccia dei suoi doni: tutti
fratelli e sorelle uguali nella dignità e nessuno uguale rispetto ai doni,
cioè tutti diversi.
Paolo
“promuove” una comunità dell’accoglienza reciproca in cui
occorre continuamente convertirsi al senso del bene comune.
La
rampogna colpisce chi crede di celebrare la mensa del Signore, ma non
sa neppure “aspettare” chi arriva più tardi perché trattenuto
dai suoi impegni.
Il
radunarsi nel nome di Gesù deve avere conseguenze concrete, deve
cambiare le nostre relazioni, rendendoci sempre più attenti agli
ultimi/e, quelli che Paolo chiama “i deboli”.
Insomma,
anche questo “viaggio a Corinto” ci ha dato testimonianza di una
comunità imperfetta in cui bisogna parlarsi a viso aperto per non
cullarsi in riti e per non evadere dal concreto della realtà, cioè
la nostra conversione personale e comunitaria. Questo è un “turismo
spirituale” non evasivo. E faremo ancora un viaggio a Corinto
lunedì 8 gennaio al gruppo biblico: capitoli 13-16.
Franco
Barbero