mercoledì 28 febbraio 2018

RIFLETTENDO SULLE ELEZIONI POLITICHE








Ieri sera, al Sereno Regis, abbiamo fatto un bell'incontro sulle elezioni, non di propaganda, ma di auto-reciproco-orientamento. Dopo una bella relazione (che non tento di riassumere qui) di Pietro Polito, un esame approfondito non solo delle posizioni presenti, ma dei fenomeni profondi in corso, anche preoccupanti, abbiamo avuto un libero aperto scambio di considerazioni.
Qui dico in breve quel che ne ho ricavato io, per orientarmi.
    1 - Politica è tutta la nostra vita in società: la conoscenza, la riflessione, le relazioni quotidiane, la partecipazione ai movimenti. Anche il sorriso è politico, cioè l'incontro umano positivo, anche con lo sconosciuto, specialmente con l'emarginato, perché è l'opposto e il primo rimedio dell'odio, in parole e atti violenti, che insozza oggi tanti momenti ed azioni sociali.
    2 - E' importante ritrovare la distinzione fondamentale, oggi occultata e inquinata, tra destra e sinistra. E' a destra chi sopporta (o anche utilizza) le diseguaglianze ingiuste. E' a sinistra chi ne soffre e vuole "rimuoverle" per la "pari dignità di tutti" (art. 3 Cost.).
    3 - L'attività politica autentica, di ogni cittadino, appartiene all'etica umana universale - la "regola d'oro" presente in tutte le civiltà: trattare gli altri come si vorrebbe essere trattati da loro, e non trattarli come non si vorrbbe che loro ci trattassero, perché abbiamo tutti la stessa dignità  - e non è una meccanica delle forze, anche se il conto dei numeri (contare le teste invece di tagliarle) è il modo meno violento di attribuire compiti e responsabbilità, e di prendere decisioni.
    4 - Dopo queste elezioni, come sempre, sarà di primaria importanza "dire la verità al potere" (Gandhi), cioè individuarlo dove è occulto e anonimo, sottratto alla designazione democratica, mai chiamato a rispondere democraticamente, e questo è oggi il potere finanziario totalitario e incontrollato, che svuota la democrazia, il più umano sistema politico finora costruito, e va perciò ricondotto sotto di essa.
    5 - Pace ed ecologia sono i problemi e gli obiettivi planetari, che condizionano tutto, e che questa misera campagna elettorale ha del tutto trascurato, dimostrando la pochezza mentale e politica dei gareggianti. Le culture e i movimenti impegnati su pace, disarmo (anzitutto nucleare), ambiente, ecologia umana, hanno un compito di importanza politica superiore ai partiti della competizione attuale. Oggi la politica è cosmopolitica, nella comunità dei popoli. I nazionalsimi sono miseria.
    6 - Il lavoro come diritto di vivere ed esprimersi, e come dovere di contribuire "al progresso materiale o spirituale della società" (art. 4 Cost.) va difeso e attuato per tutti, contro gli interessi economici che ne fanno uno strumento variabile, contro le tecniche che tendono a sostituire l'azione umana (totale automazione e robotizzazione del lavoro). Compito difficile ma primario.
    7 - L'astensione dal voto, e soprattutto dalla partecipazione sociale-politica, è dovuta a delusione e disgusto causati dalle classi dirigenti e dal sistema elettorale da queste voluto, è dovuta anche alla povertà e alle preoccupazioni private di molti nella vita quotidiana, alla ignoranza e confusione infuse dai mezzi violenti di comunicazione, è dovuta anche a fatalismo rinunciatario, ma c'è anche una astensione critica attiva, espressa come obiezione di coscienza (è la novità di queste elezioni). L'astensionismo va soprattutto interpretato e affrontato nelle diverse cause, per sbloccare il contributo politico di tutti i cittadini. Rimane il fatto che astenersi è regalare un punto a chi vince, senza sceglierlo.
    8 - La scelta personale del voto corre oggi tra due poli: l'efficacia e la testimonianza. Il voto che cerca di essere efficace guarda, stando le cose come stanno, ad evitare il peggio e a favorire le possibilità presenti più accettabili, o meno inaccettabili, anche come pura riduzione del danno. Il voto che vuole testimoniare un'idea e una proposta giusta, anche se ora non può affermarsi come potere, non è un tradimento, non è uno spreco del voto, perché fa comunque presente una alternativa da custodire e curare.
  9 - In ogni caso, dobbiamo essere presenti, attivi, informati, ricercatori, contribuire al lavoro del tempo, che non è solo distruttivo: fa crescere i bimbi  fa esperti i vecchi, che potranno non morire invano.
Le generazioni possono imparare di nuovo a darsi la mano nel cammino dei popoli umani, insieme nella pace, nel colloquio delle civiltà, nella inventiva umanizzante della vita.
Enrico Peyretti, Torino