CREDERE COME PROTAGONISTI
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Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a
Gerusalemme. 14
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i
cambiavalute seduti al banco. 15
Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del
tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei
cambiavalute e ne rovesciò i banchi, 16
e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate
della casa del Padre mio un luogo di mercato». 17
I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa
mi divora. 18
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci
mostri per fare queste cose?». 19
Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo
farò risorgere». 20
Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in
quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21
Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono
che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola
detta da Gesù.23
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti,
vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. 24
Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti 25
e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro,
egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo. (Giov. 2, 13-25)
Questo
brano, per i contesti diversi in cui è collocato nei quattro
vangeli, ha suscitato numerose ricerche e non poche interpretazioni
da parte di diversi studiosi della Bibbia.
Mentre
i sinottici, più attenti al dato storico del viaggio di Gesù a
Gerusalemme al termine del suo passare da villaggio a villaggio, lo
collocano verso la fine del Vangelo, Giovanni lo pone quasi come
premessa, come una delle chiavi interpretative dell'intero evangelo.
Il
"tempio", già dal progetto della sua costruzione fino alla
grande celebrazione per la sua dedicazione ai tempi di Salomone, è
sempre stato al centro di inquietanti interrogativi, di ondeggianti e
fluttuanti riflessioni.
Se
al versetto 29 del capitolo 8 del Primo Libro dei Re si legge:
"Custodisci giorno e notte questo tempio, questa casa dove hai
scelto di manifestare la Tua presenza", al versetto 27 Salomone
prega così: "O Dio, come è possibile che Tu abiti sulla terra?
In realtà nè i cieli nè l'universo intero Ti possono contenere;
tanto meno questo tempio che ho costruito".
I
profeti Geremia, Isaia, Michea, Amos, si sono scagliati contro tutto
l'apparato religioso e ritualistico con una violenza verbale
inaudita: vere e proprie invettive.
Il vangelo di Giovanni, pur
mettendo sulla bocca di Gesù l'espressione "casa del Padre
mio", sembra rimettere in radicale discussione la funzione del
tempio.
E'
bello questo Gesù che, sia pure in un episodio difficile da
ricostruire nella sua precisa storicità, perde le staffe davanti
allo spettacolo del tempio ridotto a "casa di commercio".
Anche questo Gesù passionale ci è stato negato.
Ce lo hanno sempre
presentato come una immaginetta. Il Gesù profetico è davvero una
persona diversa.. Lentamente ce lo hanno "sollevato" fino a
farne la seconda persona della Trinità.
Il
tempio diventa per Gesù una realtà scandalosa. In questo, il Gesù
storico, è in perfetta consonanza con i profeti del cui messaggio si
era nutrito fin dalla prima giovinezza.
E' fin troppo facile
lasciarsi andare a considerazioni sul mercato del tempio che oggi è
dilagante: Lourdes, Fatima, Medjugorie, San Giovanni Rotondo, Sindone
di Torino, Madonna delle Lacrime, Oropa, e migliaia di santuari di
madonne multicolori, vergini immacolate, santi, apparizioni,
reliquie. Le botteghe del sacro con pellegrinaggi, radio Maria e
rosari vari sono in fiore... Non mi dilungo in questi elenchi fin
troppo noti con tutta l'espansione del turismo religioso.
Al
punto in cui siamo
Da
più anni, in presenza di questa espansione religiosa di mariolatria,
popolatria e santomania, sempre più in profondità mi nasce
l'interrogativo: "Ma tutto questo sta in qualche rapporto con la
fede del Dio di Gesù?". Siamo ancora credenti nel Dio di Gesù
o si è fabbricato un dio vaticano, un dio madonnaro, un dio tra gli
idoli?
Sono
sempre più convinto che questo tipo di religione è il primo nemico
di Dio, la prima causa dell'ateismo. Fatta salva l'intenzione delle
persone, resta il fatto che questa religione crea idolatria,
repressione delle coscienze, illibertà, ignoranza, superstizione.
Adesso capisco meglio l'indignazione dei profeti di Gesù. La sento
crescere dentro di me perché debbo constatare ogni giorno che questa
boscaglia di superstizione idolatriche nasconde sempre di più la
realtà straordinariamente liberante della nostra bella fede nel Dio
di Gesù. Va a finire che il sangue di san Gennaro e la Sindone di
Torino sono messe sullo stesso piano o addirittura diventano più
importanti della figura e della persona di Gesù.
Alcuni
possibili esiti
Ovviamente,
una persona psicologicamente matura e documentata sul terreno
biblico, può liberarsi senza fatica di credenze che sono pure
invenzioni.
Ripugna all'intelligenza storica dover necessariamente
credere alla verginità di Maria, all'infallibilità del papa, alle
apparizioni, alla Sindone, al culto dei santi, alle reliquie, alle
indulgenze, al potere sacro del clero, alle "regole etiche"
dettate dal vaticano fino al "caso Eluana".
Per
chi ha la fortuna di fare un percorso di fede comunitaria, libera,
documentata, biblicamente nutrita, il magistero ufficiale non è più
neanche un problema. E' una delle tante costruzioni storiche che il
potere si dà ma esso non ha alcuna rilevanza per la vita di un
credente.
I
gerarchi diventano delle persone, di cui si rispettano i percorsi e
le idee, ma di cui non si riconosce alcun potere sulle nostre
coscienze e sulle nostre comunità. A questo punto diventa sempre più
rilevante una fede nutrita di vangelo, confrontata con i tanti
cristiani che cercano di seguire le tracce del nazareno.
La
lettura biblica, le riflessioni delle teologie della liberazione e
delle teologie femministe, la preghiera e l'impegno laico nel mondo
diventano la struttura portante di questa fede libera dalle
oppressioni religiose. L'importante è costruire non dei templi, ma
dei luoghi di confronto comunitario davvero "nutriente".
Un
esito devastante
Oggi
il "tempio", cioè il nostro apparato religioso ufficiale
cattolico romano, si è talmente infoltito, talmente sviluppato da
porsi come il centro. Il tempio ha spodestato il vangelo. La
ritualità sacrale ha reso invisibile il cammino di fede facendone un
percorso religioso a suo di sacramenti e di adempimenti liturgici. I
fumi degli incensi e le pomposità sacerdotali suscitano nausea,
avversione, senso di estraneità dalla vita reale.
Molte
donne e molti uomini, nel loro comprensibile bisogno di certezze e di
un clima sacral-protettivo, si abbandonano come cullati da questi
spettacoli religiosi che sembrano loro tranquillizzanti e si lasciano
ricondurre a quel paesaggio fatto di madonne, di certezze, di
routine, di rosari, di visite ai santuari... La responsabilità non
ricade tanto su queste persone quanto sull'istituzione ecclesiastica
e i loro gestori.
Si tratta infatti di uno stravolgimento del
ministero pastorale che deve alla comunità il servizio di formazione
e di informazione. Questi pastori amano la tranquillità della
ripetizione anzichè l'impegno della ricerca e della innovazione.
Ma
moltissimi/e altri/e cresciuti e positivamente maturati nella cultura
critico-costruttiva o semplicemente delusi dal mercato del tempio,
lasciano ogni contatto con l'esperienza comunitaria cristiana. Spesso
è difficile trovare altri spazi in cui esperimentare un
"cristianesimo altro", rispettoso dell'intelligenza e della
dignità delle persone. E' un esito oggi molto diffuso.
Che
fare?
Intanto
questo fatto può avere anche un risvolto positivo. Senza per nulla
sentenziare sulle persone irretite in questa "prigione cattolico
romana vaticana", diventa possibile acquisire la consapevolezza
che si può lasciare tutto questo oceano sacrale senza perdere la
fede.
Anzi,
la fede matura lo rifiuta, ne fa a meno. Dio non è vincolato al
tempio, al papa, al parroco. Per nulla! Ritorniamo al Vangelo, alla
testimonianza quotidiana della prassi di Gesù.
Persino
papa Francesco in qualche modo, cerca di suscitare il desiderio di
deporre qualche fardello inutile puntare all'essenziale, ma la sua
azione è ancora troppo legata a schemi istituzionali.
Però,
attenti:
non camminiamo da soli, isolandoci. Cerchiamo luoghi, spazi,
esperienze, momenti ecumenici, confronti biblici, celebrazioni
comunitarie in cui nutrire la nostra fede.
Oggi tramite la rete
abbiamo mille opportunità di conoscere, di muoverci, di
confrontarci, di leggere libri di qualità. Stiamo attenti alla
nostra pigrizia perché è troppo semplice mettere tutto sul conto
dell'istituzione ecclesiastica. C'è una responsabilità tutta mia,
tutta nostra.
Il
profondo travaglio di questo tempo può essere molto fecondo, se
sappiamo andare all'essenziale: pregare Dio e fare la giustizia. Una
"frasetta" che comporta mille piccole cose quotidiane.
Io
sento che questa "libertà dal tempio" mi aiuta a
concentrarmi nella ricerca del "regno di Dio" e mi regala
tantissimi impegni e occasioni che hanno trasformato la "delusione
del tempio" in nuova opportunità di vita e di fede. Con grande
gioia dei loro cuori, con grande gratitudine a Dio.
Proprio
per questo possiamo guardare con fiducia al cammino dei credenti
nelle vie del mondo. Possiamo percorrerlo fidandoci di Dio. Attenti
però: non serve passare una vita a polemizzare contro il tempio. Non
serve lasciarci prendere dalla rabbia e lasciarci vincere dalla
delusione. Non serve chiuderci in un angolino di amici
intimi....
Viviamo la nostra vita di fede ovunque essa è possibile
con gioia, con spirito costruttivo, con tante proteine bibliche , in
una parrocchia, aperta, in una comunità di base, in una comunità
ecumenica e liberatrice.
Se
cerco uno spazio di fede liberante, vicino o lontano lo troverò.