lunedì 5 marzo 2018

Il Papa è costretto a cedere sulla nomina del vescovo contestato

Francesco ha accettato ieri le dimissioni dalla guida della diocesi di Ahiara, in Nigeria, di monsignor Peter Ebere Okpaleke, e allo stesso tempo ne ha nominato amministratore apostolico monsignor Lucius Iwejuru Ugorji, vescovo di Umuahia. Alla fine, dunque, anche Bergoglio ha dovuto cedere alle proteste di preti e fedeli che dal 2012, l'anno in cui Benedetto XVI nominò vescovo Okpaleke, hanno rifiutato il nuovo pastore perché, a differenza del predecessore Victor Chikwe, proviene dall'etnia Ibo presente nel sud-est e non dalla Mbaise, maggioritaria nella diocesi. Bergoglio aveva provato a intimare ai fedeli obbedienza, paventando anche una possibile scomunica, ma ha dovuto cedere. Nel 2017 il Papa ha ricevuto circa 200 lettere da parte dei preti di Ahiara. Molti hanno manifestato obbedienza e fedeltà ma, insieme, hanno fatto presente una difficoltà psicologica a collaborare con il nuovo vescovo dopo i tanti anni di dissidi. In ogni caso, è «in considerazione del pentimento – diceva ieri un bollettino della Santa Sede –, che il Santo Padre non ha voluto procedere con sanzioni canoniche, e ha auspicato che mai in futuro abbiano a ripetersi azioni così irragionevoli di opposizione verso un Presule nominato legittimamente dal Santo Padre». Casi simili sono più unici che rari, seppure in altre parti esistano situazioni analoghe. Così in Cile dove Juan Barros, vescovo di Osorno, è rifiutato da parte della popolazione che lo ritiene connivente con gli abusi commessi su minori da parte del sacerdote pedofilo Karadima. A Osorno, Francesco ha mandato a investigare il vescovo maltese, ex pm della Santa Sede, Charles Scicluna. Non è escluso che, al termine dell'investigazione, egli non decida anche qui per un commissariamento, anche se è ancora presto per avanzare ipotesi. Nei giorni scorsi a New York Scicluna ha incontrato la vittima Juan Carlos Cruz che poi ha dichiarato: «Per la prima volta mi sono sentito ascoltato».
Paolo Rodari

(la Repubblica 20 febbraio 2018)