Luca
cap. 5 v. 27-32
(04/03/2018)
Il brano della chiamata di Levi coincide sostanzialmente
con
quello di Marco.
La
conversione di Levi riguarda tutti e tre i vangeli sinottici.
Segno
di un fatto molto significativo.
La conversione di un gabelliere
doveva essere un fatto senza precedenti.
I
pubblicani erano la categoria più odiata dalla popolazione per via
del loro lavoro. Erano visti come approfittatori che assoggettavano
il popolo riscuotendo ed estorcendo i tributi.
Luca
riferisce di un Gesù che “vide” questo uomo dietro il suo
banco di riscossione di tributi.
- Perché Gesù presta attenzione proprio a Levi. Un esattore. Perché lo “vede”e lo osserva.
- Cosa interviene nell’esistenza di Levi che lo spinge ad abbandonare la propria impostazione di vita e affidarsi a Dio.
Per
seguire Gesù Levi rinuncia ad una vita comoda e sicura.
Rinuncia a
tutti i vantaggi in termini di ricchezza e di
benessere che la quella
attività gli garantiva.
Si mette al seguito di un predicatore
itinerante che non un tetto e che ha da offrirgli solo un futuro
incerto e pieno di pericoli.
Perché Levi dovrebbe scegliere uno
stile di vita intonato alla rinuncia? – come dice Drewermann –
una rinuncia non si spiega per se stessa.
Levi deve aver intravisto
qualcos’altro, qualche vantaggio, qualche speranza.
Intanto
non sembra pienamente soddisfatto della sua vita altrimenti non
avrebbe prestato tanta attenzione a Gesù.
Se
il suo esistere fosse finalizzato principalmente a guadagnare denaro,
forse, proprio questo potrebbe essere causa di tristezza e di
solitudine. La ricchezza non è sufficiente a colmare il vuoto della
mancanza di contatti umani.
Molto
probabilmente, con l’arrivo di Gesù, Levi sperimenta di essere
finalmente oggetto di attenzione da parte di qualcuno. Forse, per una
volta, Levi non si sente escluso ma accolto per quello che è. (E
desiderare l’attenzione di qualcuno è un bisogno molto umano!)
L’invito
di Gesù gli offre l’occasione di cambiare vita, di allontanarsi da
una ricchezza che lo aveva isolato, e gli prospetta la possibilità
di essere parte degli altri, parte di una comunità.
Gesù
intuisce quella solitudine e percepisce che quell’uomo tanto
disprezzato dall’opinione pubblica, è prima di tutto un uomo. Gesù
non ha visto l’esattore ma ha visto l’uomo. Un uomo forse stanco
di sopportare le umiliazioni che quello stile di vita gli imponeva.
Gesù non ha giudicato ma ha agito in modo diverso.
Egli sa bene che
Dio, suo Padre, non respinge nessuno, anzi cerca proprio gli smarriti
e gli infelici.
In
questa fase Gesù sta andando ad urtarsi con la tradizione e con le
concezioni teologiche del tempo: Contatta i lebbrosi, i peccatori e
addirittura familiarizza loro.
La
partecipazione di Gesù al banchetto organizzato da Levi in casa sua
fa molto discutere i farisei e i dottori della legge che non
accettano un’apertura verso i deboli, i peccatori, i pubblicani.
Ma
la risposta di Gesù è chiara e immediata: I peccatori sono dei
malati che hanno bisogno di essere curati più di quelli che sono
sani. Essi non vanno ignorati ma vanno invitati a cambiare vita.
Questo messaggio di Gesù è rivoluzionario. L’idea è di una
comunità non di santi, non di persone perfette ma di persone comuni
che stanno a mensa insieme.
Ines Rosso,4 marzo 2018