domenica 4 marzo 2018

PREDICAZIONE DURANTE L'EUCARESTIA DI OGGI

Luca cap. 5 v. 27-32 (04/03/2018)


  Il brano della chiamata di Levi coincide sostanzialmente

con quello di Marco.

La conversione di Levi riguarda tutti e tre i vangeli sinottici.

Segno di un fatto molto significativo. 
La conversione di un gabelliere doveva essere un fatto senza precedenti.
I pubblicani erano la categoria più odiata dalla popolazione per via del loro lavoro. Erano visti come approfittatori che assoggettavano il popolo riscuotendo ed estorcendo i tributi.
Luca riferisce di un Gesù che “vide” questo uomo dietro il suo banco di riscossione di tributi.
  1. Perché Gesù presta attenzione proprio a Levi. Un esattore. Perché lo “vede”e lo osserva.
  2. Cosa interviene nell’esistenza di Levi che lo spinge ad abbandonare la propria impostazione di vita e affidarsi a Dio.
Per seguire Gesù Levi rinuncia ad una vita comoda e sicura.

Rinuncia a tutti i vantaggi in termini di ricchezza e di

benessere che la quella attività gli garantiva.
Si mette al seguito di un predicatore itinerante che non un tetto e che ha da offrirgli solo un futuro incerto e pieno di pericoli.
Perché Levi dovrebbe scegliere uno stile di vita intonato alla rinuncia? – come dice Drewermann – una rinuncia non si spiega per se stessa.
Levi deve aver intravisto qualcos’altro, qualche vantaggio, qualche speranza.
Intanto non sembra pienamente soddisfatto della sua vita altrimenti non avrebbe prestato tanta attenzione a Gesù.
Se il suo esistere fosse finalizzato principalmente a guadagnare denaro, forse, proprio questo potrebbe essere causa di tristezza e di solitudine. La ricchezza non è sufficiente a colmare il vuoto della mancanza di contatti umani.
Molto probabilmente, con l’arrivo di Gesù, Levi sperimenta di essere finalmente oggetto di attenzione da parte di qualcuno. Forse, per una volta, Levi non si sente escluso ma accolto per quello che è. (E desiderare l’attenzione di qualcuno è un bisogno molto umano!)
L’invito di Gesù gli offre l’occasione di cambiare vita, di allontanarsi da una ricchezza che lo aveva isolato, e gli prospetta la possibilità di essere parte degli altri, parte di una comunità.
Gesù intuisce quella solitudine e percepisce che quell’uomo tanto disprezzato dall’opinione pubblica, è prima di tutto un uomo. Gesù non ha visto l’esattore ma ha visto l’uomo. Un uomo forse stanco di sopportare le umiliazioni che quello stile di vita gli imponeva. Gesù non ha giudicato ma ha agito in modo diverso.
Egli sa bene che Dio, suo Padre, non respinge nessuno, anzi cerca proprio gli smarriti e gli infelici.

In questa fase Gesù sta andando ad urtarsi con la tradizione e con le concezioni teologiche del tempo: Contatta i lebbrosi, i peccatori e addirittura familiarizza loro.
La partecipazione di Gesù al banchetto organizzato da Levi in casa sua fa molto discutere i farisei e i dottori della legge che non accettano un’apertura verso i deboli, i peccatori, i pubblicani.
Ma la risposta di Gesù è chiara e immediata: I peccatori sono dei malati che hanno bisogno di essere curati più di quelli che sono sani. Essi non vanno ignorati ma vanno invitati a cambiare vita. Questo messaggio di Gesù è rivoluzionario. L’idea è di una comunità non di santi, non di persone perfette ma di persone comuni che stanno a mensa insieme.

Ines Rosso,4 marzo 2018