Raggi
ha illustri predecessori, quanto a paralisi da neve, e dunque non si
è macchiata di speciali colpe. Diciamo che sta inanellando, in
spettacolare sequenza, gli stessi inciampi e le stesse sconfitte di
chiunque abbia fatto quel lavoro terribile – il sindaco di Roma –
che consiste nel verificare giorno dopo giorno, quanto sia difficile
fare il sindaco di Roma.
Stupisce che, negli anni, l’oggettiva
inanità del compito non abbia indotto i vari candidati a dire: non
prometto niente, farò quel poco che posso, non aspettatevi troppo da
me. L’accanimento su di lei – sicuramente eccedente le sue
responsabilità – discende, invece, dalla presunta palingenesi che
lei e i suoi, non si capisce bene a che titolo, dicevano di
incarnare. Tutto nuovo, tutto bello, tutto giusto, tutto inventato da
capo, tutto rifatto a puntino, a differenza dei cretini e dei
corrotti che c’erano prima di loro: è questo e solo questo che
rende semplicemente insopportabile il grillismo.
E’ come se
sbucassero da luoghi e vite non coincidenti con i nostri, un altro
popolo, un’altra razza, vergini e invitti, e tutti “già
imparati”.
Poi nell’usura quotidiana, nel gomito a gomito con noi
gente difettosa, si accorgono che spalare la neve è un lavoraccio,
si suda, si impreca, viene il fiatone, si prendono le pernacchie e i
vaffa come un Alemanno qualunque. Chissà che l’esperienza non li
migliori.