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Newsletter n. 83 del 17 aprile 2018
L'OCCIDENTE PERDUTO
Cari Amici,
Se Israele non avesse attaccato una base in Siria per colpire l’Iran, se
Trump non avesse fatto lanciare 19 missili Cruise da due bombardieri B
18 partiti dal Qatar e 66 missili Tomahawk da un incrociatore, da due
cacciatorpediniere e da un sommergibile forse passato da Napoli, se la
signora May non avesse spedito 4 Tornado che hanno sparato 8 missili e
se l’ultimo del terzetto, Macron, non fosse stato della partita facendo
scoccare 9 missili SCALP da altrettanti caccia partiti dalla Francia più
3 missili lanciati da fregate, e se i nostri eroi non si fossero
premurati di avvisare Putin di non prendersela perché l’intenzione non
era né di disturbare la Russia né di distruggere la Siria, allora forse
si potrebbe credere che davvero Assad avesse lanciato armi chimiche di
sterminio contro la propria popolazione sul proprio territorio nel corso
di una guerra civile che ormai stava vincendo, e perciò meritasse di
essere punito. Certo, al senso comune ciò appare improbabile e del tutto
insensato, ma se lo dicono i giornali può essere vero dato che non c’è
mai limite al peggio.
L’esperienza però ci dice un’altra cosa: ogni volta che, dalla fine
della seconda guerra mondiale, l’Occidente ha voluto lanciare una
guerra, rovesciare un regime, uccidere capi avversari o compiere altri
delitti, si è sempre fatto precedere da una bugia che servisse a
salvargli l’anima e a persuadere le masse del proprio buon cuore e della
propria innocenza. È questa la ragione per cui le armi sono le ultime a
sparare e i governi gli ultimi a esporsi: i primi autori e persuasori
della guerra sono i servizi segreti, l’intelligence e i media seriali.
La guerra del Vietnam, quando l’America cessò di essere l’America di
Wilson e di Roosevelt per giungere poi ad essere l’America di Trump,
cominciò con la bugia di un attacco navale nordvietnamita nel golfo del
Tonchino, poi rivelata come tale dai “Pentagon Papers” nel 1971. La
guerra della NATO per la definitiva disgregazione della Jugoslavia e
l’eliminazione di Milosevic, dopo l’ultimatum di Rambouillet, fu
motivata dal massacro di Raçak, dove l’esercito clandestino kosovaro,
successivamente impossessatosi della zona, avrebbe trovato i corpi di
quarantacinque vittime albanesi con mutilazioni e teste mozzate; una
compagnia di marketing inglese, la Ruder & Finn, rivelò poi di aver
fabbricato l’equazione serbi-nazisti e Milosevic-Hitler ad uso della
propaganda occidentale. La seconda guerra del Golfo per l’annientamento
dell’Iraq e l’uccisione di Saddam, matrice di tutto il terrorismo
successivo, ebbe una lunga sequenza di false motivazioni: la prima fu
che Saddam Hussein stava preparando un attacco per diffondere
un’epidemia di vaiolo, per cui negli Stati Uniti ci furono
cinquecentomila vaccinazioni di funzionari pubblici contro una malattia
ormai scomparsa da tempo; poi si parlò della ricina, estratta dalla
pianta del ricino; Bush alle Nazioni Unite sostenne che si stessero
approntando scorte di gas nervino, poi si parlò di un supercannone, e
infine Colin Powel mostrò al Consiglio di Sicurezza la famosa provetta
con l’antrace, a prova delle armi di sterminio che l’Iraq stava per
usare. Ugualmente fu montata la minaccia rappresentata da Gheddafi. Se
poi si va più indietro nel tempo a fatti che hanno cambiato il corso
della storia, si giunge al sequestro e all’uccisione di Moro,
interamente perpetrati e raccontati in un involucro di menzogne, ormai
documentate in innumerevoli libri e atti parlamentari e giudiziari, la
maggiore delle quali fu che le lettere di Moro non erano di Moro e che
nelle mani dei sequestratori non ci fosse l’uomo carico del destino
dell’Italia, ma un semplice cittadino da sacrificare con fermezza alla
ragion di Stato.
Tutto ciò mostra che il potere e la verità non abitano su monti vicini, e
che la guerra non resisterebbe alla prova della verità; non a caso è
sulla verità che si interrompe bruscamente, prima della croce, il
dialogo tra Gesù e Pilato, cioè tra l’uomo e il potere.
Perciò se Israele ha attaccato una base in Siria, se Trump ha fatto
lanciare 19 Cruise da due bombardieri partiti dal Qatar e 66 Tomahawk da
un incrociatore, da due cacciatorpediniere e da un sommergibile forse
passato da Napoli, se la signora May ha spedito 4 Tornado con 8 missili e
se Macron si è fatto vivo con 9 caccia dalla Francia e una fregata dal
Mediterraneo, vuol dire che Assad non ha lanciato alcun gas letale
contro il suo popolo, e se attacco chimico c’è stato, bisogna cercarne
altrove gli autori; ma se sono stati i Servizi segreti, sia chiaro che
non sono stati Servizi “deviati”, perché non sono i Servizi di
intelligence che fanno la politica estera, sono i governi, e i Servizi
ne sono semplicemente gli strumenti per le cose inconfessabili. E a
confermarlo sono i vescovi, caldeo e cattolico, di Aleppo.
C’è però una verità che in tal modo va in scena, tra il grottesco e la
tragedia, ed è la fine di ciò che abbiamo chiamato Occidente. Più volte
il papa ha richiamato l’Europa a tornare alla sua vocazione, a
ripristinare i suoi valori; ma qui non è più l’Europa, è l’Occidente che
ha perduto se stesso, che deve trovare una nuova ragione di vita, un
nuovo modo alto e fecondo di stare al mondo, nel mondo di tutti.
Resta la domanda antica: che fare per passare dalla guerra alla pace,
dalla menzogna alla verità, dalle politiche inconfessabili ordite nel
segreto a quelle elaborate dai popoli e gridate sui tetti? Una risposta è
in ciò che sempre dice papa Francesco (in particolare ricordiamo i
messaggi per le ultime due “giornate della pace” 2017 e 2018); nel sito segnaliamo una proposta di Enrico Peyretti, una presa di posizione del Comitato per la democrazia costituzionale e il richiamo a propugnare “La pace oltre ogni ragione”. Nelle newsletter pubblichiamo l'ultima, n. 82, del 13 aprile dal titolo “Non è Celestino V”, con un'importante postilla.
Con i più cordiali saluti
www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
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