Stavo
spazzando gaiamente la camera quando mi sono accorto di un batuffolo
di polvere sotto il letto, al quale non riuscivo ad arrivare con la
scopa. Così mi sono infilato sotto e ho teso un braccio per
stringerlo tra le dita. Alzandomi sono rimasto sorpreso di me stesso:
“Guarda, un uomo pieno di orgoglio che si schiaccia sul pavimento,
non per pregare, ma per raccogliere un batuffolo di polvere”….
Quante volte ti trovi a tagliuzzare un sughero per farlo entrare in
una bottiglia di vino incominciata, ad avvitare una lampadina sul
soffitto, a cucire una tasca bucata, a rimettere un bottone… Fai
cose infime e minime, tu che studi e scrivi, che ami e conosci, che
contempli l’universo e critichi morali e politiche, che avanzi
osservazioni sul cielo e sulla terra. E poi eccoti lì che ti domandi
se le unghie dei piedi sono abbastanza corte o, peggio, se le ascelle
della maglia sono già troppo sudate per indossarla un altro giorno.
Questa
scuola di umiltà da parte delle cose non mi dispiace. E’ il nostro
fascino essere alti e bassi, sublimi e plebei, lindi e sudici. In
particolare le donne, abituate a questa perenne convivenza dello
spirituale e del corporale, dell’alto e del basso, danno, in virtù
proprio di essa, un senso affascinante di vertigine, di legame
scandaloso con la vita vera, di solidarietà unanime tra prosa e
poesia, tra pelo e iride, tra divino e fango.