DAL
MITO AL MESSAGGIO
Luca
1, 57-66
57 Per
Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un
figlio. 58 I
vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la
sua misericordia, e si rallegravano con lei.
59 All'ottavo
giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col
nome di suo padre, Zaccaria. 60 Ma
sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61 Le
dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con
questo nome». 62 Allora
domandavano con cenni a suo padre come voleva che si
chiamasse. 63 Egli
chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti
furono meravigliati. 64 In
quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la
lingua, e parlava benedicendo Dio. 65 Tutti
i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa
della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66 Coloro
che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo
bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.
I racconti della nascita di Gesù e del Battista
costituiscono un gioiello letterario e una preziosa testimonianza di
fede.
Luca, in questa costruzione mitologica e leggendaria,
contrariamente a tutti gli altri evangelisti, inventa anche una
parentela tra Maria ed Elisabetta (1, 36).
Così, quello che storicamente fu il maestro di Gesù,
viene “costruito” come precursore, secondo un misterioso piano di
Dio.
Gli studiosi della Bibbia hanno evidenziato con cura che
queste narrazioni sono prive di ogni fondamento storico. Si tratta di
miti e di leggende che si trovano in tutta la Bibbia e in tutte le
letterature antiche (Barbaglio, Ortensio da Spinetoli, Spong,
Lenaers…).
Qui non c'è nessuna cronaca, nessun fatto storico. La
ricchezza del messaggio biblico può essere trovato quando si
chiarisce che i racconti mitologici non vanno letti come “storia”,
fatti avvenuti, ma come vettori di profondi significati. È compito
della catechesi e della predicazione chiarire, senza paura, questa
differenza.
Senza
paura
Non l’ho scritto invano: “senza paura”. Perché
spesso serpeggia ancora l’idea che questa sia un’operazione che
mette a rischio la fede. Non si tratta affatto di un’operazione
liquidatoria o contraria alla fede, ma di una conoscenza che aiuta il
credente a “scavare nel mito” per trovare il tesoro del messaggio
che esso poeticamente esprime, fuori dalle prigioni e dalle strettoie
dogmatiche.
La conoscenza di questi miti, diffuse in tutte le
tradizioni religiose, ci apparenta, ci rende prossimi, ci mette in
relazione con le altre esperienze. Anche questo è un valore aggiunto
del linguaggio mitologico.
Dunque, stiamo leggendo dei racconti mitologici. Gesù e
il Battista sono nati come siamo nati e nate noi: questo è storico.
Gratitudine
e ulteriorità
Luca, come gli altri evangelisti, vuole riconoscere la
grandezza di questo profeta, di cui gli evangeli ci danno una
testimonianza estremamente estesa anche sul piano letterario. Dal
Vangelo di Marco a quello di Giovanni, in modi assolutamente diversi,
il Battista è l’annunciatore del Regno di Dio, di una “svolta”
imminente. La sua vita, il suo messaggio come la sua morte, hanno
lasciato una documentazione letteraria assai più ampia della
“traccia” lasciata su Gesù di Nazareth. Gli scritti di Flavio
Giuseppe ne sono la prova. Ma Luca e, ancora di più il vangelo di
Giovanni, fanno del Battista uno che precede, che prepara, ma che è
inferiore a “colui che deve venire”, cioè Gesù.
Viene costruita questa “interpretazione teologica”
anche in modo apologetico e polemico. Si vuole dimostrare, anche con
una “conversazione fittizia” di Gesù e del Battista (Giovanni 1,
19-42 e 3, 22-30), che lo stesso Giovanni invitava i suoi discepoli a
passare al seguito di Gesù.
Sembra che qui possa leggersi una comprensibile
delusione dei discepoli del Nazareno che constatavano la perseveranza
e la crescita dei discepoli del Battista anche dopo la sua morte nel
carcere del potere romano a Macheronte.
Vecchia tentazione nostra è altrui: vogliamo essere i
migliori, inglobare gli altri nelle nostre file. Lo abbiamo pensato e
fatto… anche con il Battista stesso. Forse ci fu anche una
componente di amore appassionato per Gesù nel presentarlo come il
punto di arrivo.
Fin
dove?
Non vi sembra strano il fatto che di un profeta ebreo,
del giudaismo del tempo di Gesù, noi abbiamo fatto un santo?
Giovanni il Battezzatore non ha mai pensato di farsi discepolo di
Gesù: soprattutto non avrebbe mai pensato e potuto farsi cristiano,
un “santo” cristiano (il cristianesimo nasce ben dopo!); ancora
“cattolico”. Sì, è avvenuto: Giovanni Battista è stato “fatto
santo” e risulta nel calendario liturgico con tre festività: un
vero santo cattolico.
Per un ebreo, ancora oggi, deve essere duro digerire
questo travisamento storico e teologico, ma per il popolo credente
continua la politica dell’oscuramento del dato storico, a tutto
danno della serietà della nostra meravigliosa fede.
Un
messaggio pieno di stimoli
Le due leggende mitologiche veicolano un messaggio
intenso. Le due madri, le due famiglie in cui sono nati Gesù e
Giovanni hanno educato i figli all’amore, alla profezia.
Le nostre famiglie, tutte le vere famiglie, omo o etero
o trans (non ha nessuna importanza), sono chiamate a coltivare
l’amore, ad essere giardini di vita, focolari e focolai di
profezia. Le nostre parrocchie, le nostre comunità, i nostri centri
di formazione mancano alla loro vocazione se non seminano profezia,
“stravaganza” evangelica, contestazione radicale al monoteismo
del mercato, del potere, dell’immagine.
Non a caso qui le “protagoniste” sono due donne. Non
c’è verso, non c’è futuro nelle chiese cristiane, nelle
tradizioni religiose e nel mondo se non si permette, anzi se non si
promuove, la profezia delle donne nel tessuto relazionale, nelle
strutture, nella cultura, nelle chiese.
Questa è una delle “verità” di queste mitologie se
vogliamo andare al cuore del messaggio anziché cullarci
romanticamente nelle leggende.
Detto un po’ troppo approssimativamente, se il limone
non lo spremi, non ti dà il succo. Maria ed Elisabetta esprimono la
radicalità della fiducia in Dio.
O Dio , Tu sei la sorgente
Ti prego sostieni la “chiesa diffusa”
delle
donne e degli uomini che hanno fiducia in Te.
Possano
spargere nel mondo la “scandalosa profezia” della giustizia e,
come
ci insegna il “racconto testimoniale” di Maria ed Elisabetta,
“allevare
profeti” anziché ripetitori e funzionari.
Se
le comunità non generano profeti, tradiscono la loro missione.
Aiutaci
a capire che come adulti/e e comunità ci è fatto il dono
di
accompagnare degli altri piccoli Gesù e Battista verso la profezia.
In
ogni bimba e in ogni bimbo si nasconde il segreto dell’umanità di
domani
e
un possibile profeta del Tuo Regno.