venerdì 22 giugno 2018

Nozze gay, la svolta Ue: " Uguali diritti per il coniuge dello stesso sesso"

Roma. La strada dei diritti civili segna un'altra tappa, nonostante i venti opposti che soffiano in tutta Europa. La Corte di Giustizia dell'Unione europea, con una sentenza storica, ha di fatto riconosciuto in tutta la Ue i matrimoni omosessuali «ai sensi delle regole sulla libera circolazione». Tutto ruota attorno al termine «coniuge». Secondo la Corte, anche se gli Stati membri sono liberi di autorizzare o meno il matrimonio omosessuale, non possono però ostacolare la libertà di soggiorno di un cittadino dell'Unione, rifiutando di concedere al coniuge dello stesso sesso, cittadino non Ue, il diritto di soggiorno.
La Corte ha deciso sul ricorso di un cittadino romeno, Relu Adrian Coman, e del suo consorte americano Claibourn Robert Hamilton. Nel 2012, i due avevano chiesto al governo di Bucarest di riconoscere il loro matrimonio celebrato a Bruxelles, in modo che l'americano potesse stabilirsi con il compagno in Romania. Ma le autorità romene avevano accordato solo un permesso di soggiorno di tre mesi: sostenevano che Robert non poteva essere definito «coniuge», poiché il matrimonio omosessuale non era riconosciuto nel Paese. Il ricorso di Coman e Hamilton sottolineava l'esistenza di una « discriminazione fondata sull'orientamento sessuale ». Tesi accolta dai giudici del Lussemburgo, secondo i quali il coniuge omosessuale di un cittadino Ue ha gli stessi diritti di un etero. Anche in uno Stato che non riconosce il matrimonio per tutti.
La Corte ricorda che la nozione di "coniuge" «è neutra rispetto al genere, e può comprendere il coniuge dello stesso sesso». Secondo la Corte, è competenza degli Stati decidere se prevedere o meno il matrimonio omosessuale, ma questo non incide sul diritto al permesso di soggiorno. Monica Cirinnà, che ieri si è presentata in Senato con la maglietta delle Famiglie Arcobaleno ed è andata a stringere la mano al nuovo ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, sottolinea: «Significativo che proprio nel giorno del voto di fiducia la Corte sancisca con fermezza il principio di uguaglianza. Sembra quasi un suggerimento al nuovo governo».
Per Marco Gattuso, fondatore del sito "Articolo 29", «la sentenza dimostra come la strada del matrimonio egualitario sia tracciata. E benché l'Italia sia l'unico tra i Paesi fondatori della Ue a non riconoscere il matrimonio omosessuale, il diritto sancito dalla Corte da noi è realtà dal 2012, quando il tribunale di Reggio Emilia concesse il permesso di soggiorno a un uruguayano sposato con un italiano, proprio appellandosi alla libera circolazione». Il valore della sentenza, al di là dei suoi effetti pratici in Paesi dove i diritti dei gay sono ancora da scrivere ( Romania, Bulgaria, Lettonia, Lituania) è soprattutto culturale. Nel sancire che non conta l'orientamento sessuale: quando si è coniugi i diritti sono uguali per tutti.
Maria Novella De Luca

(la Repubblica 6 giugno)