martedì 17 luglio 2018

"Noi la pacchia non l'abbiamo mai conosciuta"

Testimonianza di un migrante dirigente sindacale

 

Chi era Soumaila Sacko?

Soumaila Sacko, 29 anni proveniente dal Mali, lottava da anni come sindacalista dell'USB (Unione Sindacale di Base) per i diritti e la dignità dei braccianti nella Piana di Gioia Tauro. È stato ucciso il 2 giugno scorso mentre aiutava due suoi compagni a recuperare dei vecchi pezzi di lamiera abbandonati, per costruire una baracca.

 

Aboubakar Soumahoro, dirigente sindacale italo-ivoriano della Unione Sindacale di Base: «Per l'uccisione di Soumaila abbiamo ricevuto messaggi di solidarietà non solo dei braccianti agricoli, ma anche dei lavoratori precari e disoccupati. Si è trattato di un crimine, la magistratura farà il suo corso, stabilirà la verità e la giustizia come continuano a chiedere i compagni dell'USB e i parenti di Soumaila Sacko. Soumaila ha una figlia di 5 anni e una compagna.

Il problema che noi viviamo è che ci sono 146 milioni di tonnellate di agrumi che vengono prodotti in Italia. Questi agrumi che arrivano nei nostri mercati, sui banchi, nei supermercati attraverso la filiera della grande distribuzione, sono raccolti da lavoratori sfruttati e schiavizzati che si trovano in una sorta di gabbia legislativa: questa gabbia legislativa ha un nome, si chiama Bossi-Fini. È una legge che non tutela e non aiuta l'attività sindacale che Soumaila ha portato avanti insieme a noi in questa piana, come in altri territori dell'Italia, non solo nel sud ma anche nel nord e nel centro Italia; ci rende invece vulnerabili, ricattabili, perché sottomette i lavoratori alla volontà dei padroni che il più delle volte impongono contratti da fame, contratti che prevedono il lavoro dall'alba al tramonto mentre le ore che vengono riconosciute sono meno di quelle realmente lavorate. Questo per fare in modo da non rendere possibile il raggiungimento delle giornate necessarie per la disoccupazione agricola. Inoltre c'è l'elevato numero degli infortuni. Insomma è una guerra al lavoro! Noi chiediamo per i lavoratori, indipendentemente se bianchi, gialli, rossi, uguale lavoro, uguale salario per tutti!

Questo Soumaila ha sostenuto insieme a noi e questo è quello che noi continueremo a sostenere e a fare attraverso l'USB!».

 

Ospite a Propaganda Live il programma di Diego Bianchi in onda su La7, Aboubakar Soumahoro ha parlato di discriminazione, delle condizioni di schiavitù in cui i braccianti, tanto stranieri quanto italiani, sono costretti a lavorare e della mancanza di una vera sinistra in Italia.

«Il governo deve capire una cosa, che lì dove le persone vivono in miseria, i diritti dell'uomo sono violati, indipendentemente dal pezzo di carta che hanno in tasca, che siano rossi gialli o bianchi. Quando il governo si riunisce per i lavori del Consiglio dei ministri e vede delle arance deve chiedersi: in quale contesto vengono prodotte?».

«Bisogna chiedersi se le condizioni di lavoro nella grande filiera della distribuzione organizzata sono o no di schiavitù».

«Noi viviamo ormai da anni in un contesto in cui si è giunti alla "razializzazione" attraverso lo sfruttamento lavorativo e culturale. Il diverso è visto come qualcosa di inferiore, il migrante è povertà, precarietà e marginalità».

Sempre affrontando il problema della discriminazione razziale in ambito tanto culturale quanto politico, Soumahoro ha detto che «è il frutto di un pensiero che poi si esprime attraverso le norme approvate dal Parlamento e che hanno un nome, Bossi Fini».

Aboubakar Soumahoro non risparmia nemmeno la sinistra: «La sinistra va ricostruita a partire dai luoghi delle contraddizioni sociali, deve mettere insieme soggetti diversi che non devono entrare in contrasto tra loro, ma devono essere accomunati da bisogni comuni."

Uno sguardo anche alle periferie, luoghi da cui la sinistra si è da tempo allontanata: «Bisogna andare dalle periferie alle aree rurali, dal centro fino ai luoghi sperduti perché fino a quando un lavoratore o un sindacalista non viene fucilato i riflettori in quei posti non si accendono».

Soumahoro commenta anche le parole del ministro dell'Interno Salvini sui migranti: «Non abbiamo bisogno di sentirci dire 'è finita la pacchia', noi non l'abbiamo mai conosciuta».


(da Insonnia, mensile Racconigi,  luglio 2018-contatti@insonniaracconigi.it)