venerdì 20 luglio 2018

"Non abbiate paura dello straniero"

39380 ROMA-ADISTA. La lettera indirizzata dalla Commissione episcopale per le Migrazioni della Cei alle comunità cristiane, dal titolo "Comunità accoglienti, uscire dalla paura" (datata 20 maggio, è stata diffusa il 15/5), si ricollega e aggiorna il precedente, pubblicato 25 anni fa, "Ero forestiero e mi avete ospitato".
Agli inizi del nuovo millennio, si ricorda, «l'immigrazione era un fenomeno "nuovo" ed emergente, di cui non si riusciva ancora a cogliere le dimensioni e le prospettive». Invece oggi il fenomeno migratorio è divenuto «un fenomeno sorprendente nel suo incremento, anche se negli ultimi anni esso si è fermato ed è aumentato invece il numero degli emigranti italiani». Dati alla mano, i vescovi analizzano l'andamento del flussi e sottolineano l'incidenza del fenomeno: «5 milioni di migranti, con un'incidenza sulla popolazione totale pari all'8,3%. Non dimentichiamo che il 52,6% di questi sono donne, portatrici di esigenze e sensibilità specifiche, e che nel 2016 sono arrivati in Italia più di 25mila minori stranieri non accompagnati», si legge.
Si segnala anche che "mentre nell'ultimo triennio il numero degli immigrati e rimasto pressoché stabile ed è cresciuto il numero dei richiedenti asilo, il numero degli emigranti italiani è continuato a crescere: nell'ultimo anno oltre 124mila italiani hanno spostato la loro residenza oltreconfine; secondo l'Ocse l'Italia e all'ottavo posto nella graduatoria mondiale dei Paesi di provenienza dei nuovi immigrati». Succede così - spiegano i vescovi- che «a fronte di 5 milioni di immigrati in Italia, 5 milioni di italiani sono oggi emigranti nel cinque continenti alla ricerca di un lavoro e di una vita dignitosa». Come a dire, altro che emergenza italiana: le migrazioni erano e rimangono un fenomeno globale.
Certo, sull'accoglienza riconoscono che «esistono dei limiti»: «Al di là di quelli dettati dall'egoismo, dall'individualismo di chi si rinchiude nel proprio benessere, da una economia e da una politica che non riconosce la persona nella sua integralità esistono limiti imposti da una reale possibilità di offrire condizioni abitative, di lavoro e di vita dignitose». Inoltre, si dicono "consapevoli che il periodo di crisi che sta ancora attraversando il nostro Paese rende più difficile l'accoglienza, perché l'altro è visto come un concorrente e non come un'opportunità per un rinnovamento sociale e spirituale e una risorsa per la stessa crescita».
La lettera si chiude con il richiamo «all'importanza dell'ospitalità che porta all'incontro». Tuttavia, va registrato che i quotidiani della destra non si sono lasciati sfuggire l'opportunità per un attacco. Secco il Secolo XIX, che si limita a titolare: «Migranti, anche la Cei ora dice: "Aiutiamoli a casa loro"». Il Giornale da tempo batte sul tasto dei costi dell'accoglienza ecclesiastica a carico dello Stato. Eppure, sarebbe stato sufficiente leggere con attenzione la lettera, che precisa che «il primo diritto è quello di non dover essere costretti a lasciare la propria terra. Per questo appare ancora più urgente impegnarsi anche nei Paesi di origine dei migranti, per porre rimedio ad alcuni dei fattori che ne motivano la partenza e per ridurre la forte disuguaglianza economica e sociale oggi esistente». Il testo si chiude con le parole del teologo francese Jean Daniélou: «La civiltà ha fatto un passo decisivo, forse il passo decisivo, il giorno in cui lo straniero, da nemico (hostis) e divenuto ospite (hospes) [...]. Il giorno in cui nello straniero si riconoscerà un ospite, allora qualcosa sarà mutato nel mondo». Insomma, niente di più lontano dai venti populisti e xenofobici che stanno spirando oggi più forti che mai.
Alessandro Santagata

(Adista, 2 giugno)