(Giovanni 6, 24-35)
24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
26Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico:
voi mi cercate non perché avete visto dei segni,
ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
27Datevi da fare non per il cibo che non dura,
ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio,
ha messo il suo sigillo».
28Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». 29Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
30Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». 32Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». 34Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 35Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!»
Il contesto redazionale storico di questa pagina
Il contesto redazionale storico di questa pagina
La liturgia di oggi ci offre alla meditazione un'altra sezione
del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni.
Già il dividere in cinque puntate domenicali un "unico discorso"è un'operazione che rende difficile coglierne il senso e non facilità la stessa lettura del testo.
Si tratta, dicevo, di uno dei lunghi discorsi che l'ultimo redattore(anni 95-110 d.C.) mette sulla bocca di Gesù. Ma il solo pensare
che queste parole provengano dall'insegnamento del nazareno sarebbe ingenuo.
Gli studi storici ed esegetici al riguardo
(anche solo i 32 commentari che ho qui in biblioteca)
se ne guardano bene.
se ne guardano bene.
Si tratta di espressioni totalmente costruite all'interno di
una comunità profondamente divisa, con uno scontro durissimo
in atto tra due posizioni diverse: "Nel comune riferimento
all'unico Dio, al Dio d'Israele, il Vangelo di Giovanni è pur sempre
la testimonianza di un dialogo fallito. Tale vangelo presenta dei dialoghi, che in realtà non sono tali e che, ad una più
attenta considerazione, risultano essere delle proclamazioni della propria posizione, a cui anche la controparte deve
in fondo servire" (Klaus Vengst, Il Vangelo di Giovanni,
Queriniana).
Siccome, per motivi di esclusione sociale, di convinzioni
culturali profonde, una maggioranza della comunità si legò
alla guida rabbinica, la minoranza che faceva esclusivo ri
ferimento a Gesù, tramite Giovanni (o chi per lui) vuole
indurre a rimanere dentro la loro corrente Gesuana e con-
vincere i rimasti che Gesù è il Cristo, il figlio di Dio (20,31).
Era la premessa di una separazione. Non si tratta ancora
della divinizzazione di Gesù (fraintendimento cristiano che
Giovanni non esprime mai). Di qui il passo è breve:
Mosè era preparatorio; ora c'è Gesù, basta Gesù.
In questi momenti di rottura, il redattore ultimo fa un'operazione : mette sulla bocca di Gesù
le sue opinioni partigiane, precedendo di secoli ciò che la
gerarchia cattolica ha sempre fatto.
Ho dedicato molto spazio a questa vicenda storica nella
sua ricostruzione, oggi molto acquisita, anche per offrire
strumenti che aiutino ad una lettura consapevole.
Oltre la polemica
Superato lo scoglio di questo linguaggio
autoreferenziale di Gesù, totalmente inventato dal
redattore finale del Vangelo di Giovanni e senza leggervi alcun
redattore finale del Vangelo di Giovanni e senza leggervi alcun
disprezzo per i "problemi del pane materiali" rispetto a
quello spirituale, emerge un messaggio limpido.
I profeti ,come Mosè e Gesù, non separano mai il pane
del corpo da quello che nutre la fede.
Dio ci vuole persone felici, dove tutti le dimensioni
dell'esistenza abbiano senso e dignità.
"l'opera di Dio"
Spogliata del contesto polemico, questa pagina per noi cristiani di oggi è piena di significato.
Dio può operare in noi affinché avvenga la decisione di camminare sulle tracce di Gesù. La proposta che Dio ci mette di fronte, anzi l'invito pressante che ci rivolge, è molto concreto: fai tuo lo stile di vita di Gesù.
Vuoi diventare cristiano? Impara, tenta ogni giorno di pensare, di amare, di condividere, di sperare, di pregare, di lottare, di soffrire e di credere come Gesù.
Dio può operare in noi affinché avvenga la decisione di camminare sulle tracce di Gesù. La proposta che Dio ci mette di fronte, anzi l'invito pressante che ci rivolge, è molto concreto: fai tuo lo stile di vita di Gesù.
Vuoi diventare cristiano? Impara, tenta ogni giorno di pensare, di amare, di condividere, di sperare, di pregare, di lottare, di soffrire e di credere come Gesù.
Non vivere come un ramoscello trasportato da ogni vento, in balia del momento.
"Credere in Gesù" significa, in mezzo al culto dell'effimero, prendere atto che lo stile di vita di Gesù, il suo messaggio sono capaci di dare senso alla nostra esistenza quotidiana così bisognosa di un orizzonte aperto.
Gesù è il progetto che Dio ci propone contro la crescente tentazione della dispersione in mille rigagnoli esperienziali che dissecano l'interiorità e disperdono le energie.
"Gesù come il pane"
Nutrirci di Gesù non è un gesto rituale, un sacramento ricevuto a scadenze fisse. Noi leggiamo il Vangelo e le Scritture perché crediamo che Dio ci venga incontro per "salvare" le nostre esistenze dal non senso, dagli idoli, dall'egoismo, dall'indifferenza, dalla seduzione di sensazioni ed esperienze sempre nuove.
Voglio al riguardo proporre alcune righe del teologo Josè Antonio Pagola: "Un individuo senza ideali né aspirazioni, preoccupato soprattutto di godere, possedere cose, rimanere in forma, divertirsi e rilassarsi. Un individuo più interessato a conoscere il bollettino meteorologico del fine settimana che il senso della propria vita. Non dobbiamo demonizzare questa società. E' cosa buona vivere ai nostri giorni, avendo tante possibilità di coltivare le diverse dimensioni della vita.
Il male è restare vuoti interiormente, presi solo da necessità superficiali, smettere di fare il bene per cercare solo il benessere, cadere nell'indifferenza, dimenticare l'amore... Quando l'individuo solo dell'effimero, resta senza radici e senza consistenza interiore".
Voglio al riguardo proporre alcune righe del teologo Josè Antonio Pagola: "Un individuo senza ideali né aspirazioni, preoccupato soprattutto di godere, possedere cose, rimanere in forma, divertirsi e rilassarsi. Un individuo più interessato a conoscere il bollettino meteorologico del fine settimana che il senso della propria vita. Non dobbiamo demonizzare questa società. E' cosa buona vivere ai nostri giorni, avendo tante possibilità di coltivare le diverse dimensioni della vita.
Il male è restare vuoti interiormente, presi solo da necessità superficiali, smettere di fare il bene per cercare solo il benessere, cadere nell'indifferenza, dimenticare l'amore... Quando l'individuo solo dell'effimero, resta senza radici e senza consistenza interiore".
Il Vangelo di Gesù non è solo la medicina contro questi mali,
ma la "buona notizia" che rende piena di senso la nostra vita.
ma la "buona notizia" che rende piena di senso la nostra vita.