venerdì 11 gennaio 2019

Il caso L'appello di don Fredo
"Cari parroci, oggi nelle omelie prendete una posizione chiara"


«La chiesa torinese, davanti alla disumanità, deve metterci la faccia». L'appello di don Fredo Olivero, storico volto della Pastorale Migrante, oggi rettore della chiesa di San Rocco, arriva dal megafono che gracchia in piazza Castello, dove un gruppo di cittadini ha dato vita a una manifestazione improvvisata, con lo slogan "porti aperti".
«Non bisogna tirarsi indietro davanti alla disumanità. Tutta la chiesa si deve schierare dalla parte della nave su cui sono intrappolate 49 persone. É ora che la nostra chiesa sia meno piena di razzisti».
L'appello di don Fredo è ai parroci di Torino: «Oggi tutte le chiese della diocesi ne devono parlare e ne parleranno - dice - Io lo farò. Tutti devono sapere quello che sta succedendo. Il Vangelo di oggi racconta della venuta dei Magi e i magi erano stranieri, quelli non privilegiati. In mare, adesso, ci sono donne, uomini e bambini, tutti stranieri, che aspettano su una nave, ostaggio della politica e della disumanità generale». Don Fredo sarà al Santo Volto insieme con l'arcivescovo Cesare Nosiglia per celebrare la festa dei popoli, alle 12, in occasione della giornata mondiale del migrante. «Siamo in un momento in cui la posizione della Chiesa deve essere chiara, nonostante ci siano ancora molte persone che non condividono e nonostante, in passato, come ad esempio sulla gestione del Moi, ci siano già stati degli scontri».
La chiamata di don Fredo arriva a poche ore dalla presa di posizione ufficiale della Conferenza Episcopale, con il presidente monsignor Guerino Di Tora che ha detto: «Chi si tira indietro non ha la coscienza a posto». E don Fredo ribatte: «Noi a Torino vogliamo averla in ordine, la coscienza. Con il clima di appoggio della chiesa nazionale anche noi possiamo permetterci di commentare e prendere una posizione forte». Non che il parroco torinese abbia mai avuto bisogno di avere le spalle coperte da Roma per schierarsi a favore dei migranti. «Oggi dobbiamo prendere le distanze dal senso di superiorità che serpeggia nel Paese con frasi come: "prima i nostri" che mettono in crisi l'accoglienza dell'altro, di chi è in difficoltà. Ci riporta ai discorsi sulla razza, falsi e infondati, ma detti da chi vuol lasciare intendere che chi arriva da altrove lo fa portandoci via qualcosa», dice don Fredo anticipando uno stralcio dell'omelia di oggi.
Anche a Natale il sacerdote aveva voluto dedicare ai suoi parrocchiani un biglietto di auguri. Aveva voluto condividere la storia della donna, moderna Maria di Nazareth, arrivata dall'Eritrea al porto di Pozzallo con un fagotto di pochi giorni in braccio, che era stata aggredita e scacciata dalle altre donne in ospedale. «Quando servono i carabinieri per proteggere una donna che ha partorito da sola in un inferno, siamo al capolinea. Persino di fronte all'amore riusciamo a odiare. A me piacerebbe chiamare per nome questa donna e abbracciarla forte».-c.roc.

(la Repubblica 6 gennaio)