sabato 12 gennaio 2019

Il pm Albamonte "Attenti si rischia di legittimare gli ultrà come interlocutori"

«Non solo è impossibile convocare al Viminale i tifosi violenti, ma sarebbe anche meglio non stringergli la mano». Dice così Eugenio Albamonte, pm a Roma, ex presidente dell'Anm, un esperto di inchieste sulla violenza negli stadi, valga per tutte quella sull'omicidio di Ciro Esposito ad opera dell'ultrà romanista Daniele De Santis.
Gli ultrà al Viminale, populismo leghista?
«Per dare un giudizio bisogna capire bene chi saranno gli intelocutori. Perché può essere una cosa positiva convocare i club ufficiali di supporto delle squadre. Normalmente non sono mai coinvolti nei fatti di violenza, ma possono aiutare a isolare i facinorosi. Altra cosa sarebbe chiamare i gruppi di tifosi, solitamente semi clandestini, che sono i veri e propri organizzatori della violenza negli stadi».
Perché non va fatto?
«In primo luogo perché equivarrebbe a legittimarli come interlocutori. In secondo luogo perché proprio tra di loro vi sono persone con precedenti penali per condotte violente».
Salvini non pare farsi scrupoli visto che stringe la mano all'ultrà milanista Luca Lucci...
«Non conosco i precedenti specifici di Lucci, ma la violenza negli stadi è alimentata anche dall'omertà e dal senso di impunità da parte di alcuni gruppi violenti. Comportamenti che anche involontariamente alimentano questa fama, producono danni enormi alla causa di chi vuole eliminare la violenza stessa».
Se gli ultrà venissero individuati e convocati al ministero sarebbero più legittimati e potenti di prima?
«Certamente sì, perché la mia esperienza maturata nelle inchieste sul tifo violento mi ha insegnato che i capi dei gruppi facinorosi accreditano spesso protezioni anche tra le forze dell'ordine. Di conseguenza, grazie all'intimidazione e a queste millantate protezioni, riducono al silenzio la tifoseria perbene e sicuramente non violenta».
Però se Salvini porta al Viminale solo le tifoserie "buone" di fatto non conclude niente o potrebbe essere utile?
«Può esserlo nella misura in cui si riesca a creare un fronte compatto che metta insieme le società e il tifo non violento e che emargini definitivamente chi va allo stadio per menare le mani e anche, come dimostrano le indagini, per spacciare droga. Perché la violenza non è certo l'unica forma di illegalità nelle curve».
Salvini è contrario a chiudere gli stadi perché così si colpiscono tutti i tifosi, e non solo quelli violenti. Ha ragione?
«No, affatto. Perché non mi sembra proprio che la giustizia sportiva abusi di questo strumento. Del resto privarla anche delle poche misure sanzionatorie che può mettere in atto vorrebbe dire ridurne in modo eccessivo la capacità di intervento che invece va rinforzata».
Vietare le partite di notte sarebbe utile?
«Sarebbe una misura positiva soprattutto quando le partite sono a rischio di incidenti. Ma da sola sicuramente non basta. Bisogna potenziare i sistemi di videoripresa orientata sulle tribune».
Scusi ma sia l'omicidio di Esposito che quello di Belardinelli sono avvenuti fuori dallo stadio in scontri da guerriglia urbana. Quindi che c'entrano le partite di notte?
«È un fatto che di notte anche l'ordine pubblico sia dentro che fuori lo stadio diventi più difficile. E che il buio favorisca i violenti».
Liana Milella

(la Repubblica 29 dicembre)