Donne
cattoliche in rivolta: niente messa, siamo discriminate.
Le
chiese cattoliche tedesche ieri erano vuote.
E non tanto per colpa delle temperature miti e di una giornata soleggiata che avrebbero potuto spingere molti fedeli ad intraprendere una gita in campagna piuttosto che seguire le tradizionali liturgie domenicali.
A svuotare le chiese del Paese è stato invece niente po’ po’ di meno che uno sciopero. Quello indetto da un folto gruppo di donne di fede cattolica e intitolato “Maria 2.0”.
Per la durata di una settimana non metteranno più piede in nessuna chiesa, boicotteranno tutte le funzioni religiose e non presteranno nemmeno servizio all’interno delle parrocchie e istituzioni clericali. Un segno di protesta contro lo scandalo della disuguaglianza tra i sessi che ancora impera all’interno delle comunità e delle gerarchie dello Stato pontificio e che ora ha portato sulle barricate donne come Andrea Vob-Frick.
La psicologa di 48 anni lavora come volontaria nella parrocchia Heilig Kreuz di Munster, nella cattolicissima regione tedesco occidentale della Renania-Vestfalia ed è responsabile tra le altre cose dei corsi di catechismo, delle iniziative per i giovani come di quelle per gli anziani, dell’assistenza sociale, dell’accoglienza per i profughi e delle attività culturali della sua parrocchia. “Senza il nostro contributo la chiesa cesserebbe di esistere”, spiega Andrea Vob-Frick. “Ma per i vescovi, cardinali e Conferenza episcopale è come se non esistessimo”.
E non tanto per colpa delle temperature miti e di una giornata soleggiata che avrebbero potuto spingere molti fedeli ad intraprendere una gita in campagna piuttosto che seguire le tradizionali liturgie domenicali.
A svuotare le chiese del Paese è stato invece niente po’ po’ di meno che uno sciopero. Quello indetto da un folto gruppo di donne di fede cattolica e intitolato “Maria 2.0”.
Per la durata di una settimana non metteranno più piede in nessuna chiesa, boicotteranno tutte le funzioni religiose e non presteranno nemmeno servizio all’interno delle parrocchie e istituzioni clericali. Un segno di protesta contro lo scandalo della disuguaglianza tra i sessi che ancora impera all’interno delle comunità e delle gerarchie dello Stato pontificio e che ora ha portato sulle barricate donne come Andrea Vob-Frick.
La psicologa di 48 anni lavora come volontaria nella parrocchia Heilig Kreuz di Munster, nella cattolicissima regione tedesco occidentale della Renania-Vestfalia ed è responsabile tra le altre cose dei corsi di catechismo, delle iniziative per i giovani come di quelle per gli anziani, dell’assistenza sociale, dell’accoglienza per i profughi e delle attività culturali della sua parrocchia. “Senza il nostro contributo la chiesa cesserebbe di esistere”, spiega Andrea Vob-Frick. “Ma per i vescovi, cardinali e Conferenza episcopale è come se non esistessimo”.
Partecipazione
massiccia
Allo
sciopero delle donne di “Maria 2.0” hanno aderito nel frattempo
centinaia di parrocchie in Germania, Austria e Svizzera e le 650 mila
fedeli iscritte alla Comunità tedesca delle donne cattoliche (KfD) e
alla Federazione cristiana femminile (KDFB). Le loro richieste vanno
ben oltre un semplice riconoscimento delle attività svolte
all’interno della chiesa. In una petizione on-line inviata anche al
Papa le donne rivendicano il diritto di voto nella Conferenza
episcopale tedesca e la possibilità di accedere a tutte le funzioni
religiose, compresa quella del sacerdozio.
Una
vera e propria rivolta in rosa contro il regime patriarcale che
ancora vige nell’emisfero cattolico e che non ha mancato di
provocare forti reazioni all’interno delle gerarchie
ecclesiastiche. L’influente Comitato centrale dei cattolici
tedeschi ha chiesto addirittura la scomunica delle fedeli che hanno
sottoscritto la petizione definendo il loro sciopero come un “attacco
ai valori della chiesa”. Non sono però mancati anche messaggi di
solidarietà con le fedeli in sciopero. Il vescovo di Osnabruck Franz
Josef Bode ha così definito come “legittime” le rivendicazioni
delle donne autorizzando le messe all’aperto organizzate da decine
di sacerdoti renani al di fuori delle loro chiese per permettere alle
fedeli in sciopero di prendere comunque parte alle liturgie.