domenica 26 maggio 2019

Le parole per dirlo
"Ci sono due lasciti che dobbiamo trasmettere ai nostri figli le radici e le ali" (Proverbio arabo)

Non tutti abbiamo messo al mondo figli, non tutti siamo mamme, ma tutti siamo figli, tutti abbiamo avuto una mamma. Mia mamma è morta improvvisamente quando avevo vent'anni. Ormai tantissimi anni fa. Oggi, pensando alla Festa della mamma di domenica prossima, mi sono fermato a ricordarla.
Si racconta che un giorno in una prima elementare un bimbo scoppia a piangere. La maestra si avvicina e cerca di capire il motivo di quel pianto: mal di pancia? Un litigio con i compagni? Ha perso qualcosa? Ma invano, il bimbo non smette di piangere e non riesce a parlare. Finalmente si calma e dice: "Non ricordo più il volto di mia mamma!" La maestra capisce, telefona alla mamma. Il bimbo la rivede, l'abbraccia e ritorna sereno in classe. Quel bimbo aveva bisogno del volto della mamma per non sentirsi perso. Ogni bimbo ha bisogno della mamma per imparare la fiducia nella vita, per vincere le paure e affrontare il mondo. Il volto della mamma è il simbolo della protezione tenera, della cura costante. Lo sguardo della mamma non è mai uno "sguardo qualunque"; è lo sguardo che ti vede come unico. La madre sa vedere unico ciascuno dei suoi figli. Di fronte al suo sguardo impari a riconoscerti unico, degno di uno sguardo. E, piano piano, nasce in te la capacità di affrontare il mondo vincendo le paure. Sostenuto dallo sguardo della madre osi guardare il mondo, osi dar fiducia al mondo, al futuro. E diventi un uomo, una donna. Lo dice molto bene M. Recalcati nel suo libro "Le mani della madre": "La possibilità di accedere all'apertura del mondo dipende dall'essersi costituiti attraverso lo sguardo e il volto della madre. Senza questo passaggio che dà forma all'esistenza non c'è possibilità di percepire pienamente la bellezza del mondo". Accolti da quello sguardo tocchiamo con mano il senso del mondo. Ecco la grandezza delle mamme. Con la loro cura ci donano cibo, ci lavano, ci vestono, ci cullano, ci insegnano a camminare e a parlare. Facendo tutte queste cose molto concrete ci regalano il senso del mondo. Noi veniamo al mondo, ci troviamo immersi in una realtà totalmente estranea, a volte ostile. Ma da subito veniamo accolti da un volto che si prende cura di noi come se fossimo unici. Percepiamo quello sguardo "tutto per noi". C'è "qualcosa" di non estraneo che ci fa vivere, qualcosa di non ostile che si prende cura di noi. Dunque possiamo dar fiducia al mondo. Colei che è la nostra radice è anche colei che ci regala le ali. Non si tratta di un discorso romantico. Le ali non sono legate a favole, ad una visione ingenua del mondo. Le ali sono legate alla fiducia nel mondo. Chi apprende la fiducia di fondo avrà sempre ali per affrontare il futuro. Ecco, il compito impareggiabile delle mamme: dare ali ai propri figli, passar loro il senso della vita assieme al latte. Grazie mamme!
Derio Olivero, vescovo di Pinerolo

(L'Eco del Chisone, 8 maggio)