domenica 20 ottobre 2019

E in Nordamerica gli uccelli spariti sono tre miliardi

Volatilizzati: è proprio il caso di dirlo. Nei cieli di Stati Uniti e Canada ci sono tre miliardi di uccelli in meno rispetto a cinquant'anni fa. Lo dice uno studio appena pubblicato su Science basato su mezzo secolo di appunti presi dai bird-watching di mezza America, combinati a dati ricavati dai radar meteorologici. Le due tecniche hanno permesso di misurare il trend di scomparsa delle 760 specie nordamericane. Cieli sempre più vuoti, boschi sempre più silenziosi. Il risultato ha scioccato gli stessi ricercatori. Anche perché i più colpiti sono soprattutto gli uccelli comuni, quelli qui definiti "di prateria": specie tradizionalmente abbondanti come passeri, pettirossi e fringuelli. Fra loro la perdita è davvero enorme: mancano 717 milioni di uccelli, decimati da tecniche agricole sempre più avanzate e dalle città che avanzano divorandone gli habitat.
Sì, le cause, in buona parte, sono le stesse del resto del mondo: ambienti naturali sempre più ristretti. E l'enorme uso di pesticidi. Fra questi, un tipo è particolarmente dannoso: quei neonicotinoidi banditi dall'Unione Europea un anno fa, perché responsabili del rapido declino delle api. Ma che sui volatili hanno un effetto particolare: non li fanno ingrassare quanto basta per migrare, ritardandone la partenza, facendoli di fatto morire di freddo e di fame.
In America si parla già di emergenza. Anche perché le specie comuni sono essenziali al funzionamento degli ecosistemi naturali: controllano i parassiti, aiutano a impollinare i fiori, diffondono semi e aiutano il rigenerarsi delle foreste. Quando scompaiono, pure il loro habitat declina. Lo spiega Hillary Young, biologa conservazionista all'Università della California al New York Times: «Il declino del passero non ha la stessa attenzione di quella di altre specie rare. Ma sulla natura ha un impatto maggiore».
Per carità, gli studi hanno evidenziato alcuni segnali positivi. Popolazioni protette come quelle delle aquile calve o dei falchi, sono in decisa ripresa: il loro numero cresciuto, addirittura, del 33 per cento, soprattutto grazie alle misure prese nel tempo per la loro salvaguardia.
Nonostante queste eccezioni felici, il declino degli uccelli nei nostri cieli sembra qualcosa di difficilmente reversibile a meno di sforzi immensi. Lo ribadisce, appunto, la dottoressa Young. «Dovremmo vietare molte più sostanze chimiche usate comunemente nei campi, mettere più vincoli ambientali, perfino pensare a progettare diversamente gli edifici. L'abuso che facciamo delle risorse della Terra, purtroppo, è già andato molto avanti. E sta sconvolgendo un po' tutto». A complicare le cose ci si è messo il solito Donald Trump. Impegnato da tempo nello smantellare tutte le politiche ambientali dei suoi predecessori, ha preso di mira anche il Migratory Birds Trety Acts, una legge vecchia cent'anni che perseguiva aziende o persone responsabili della morte di uccelli migratori. Il ministero degli Interni, ha infatti diffuso una nuova lettura di quella legge, secondo cui non è responsabile chi provoca la morte dei volatili senza avere l'intenzione di provocarla. Chi non lo fa apposta, insomma. Con buona pace del fatto che così, ad esempio, in casi come la fuoriuscita di petrolio, un tipo di catastrofe scatenata dall'uomo in grado di uccidere milioni di uccelli in pochissimo tempo, non ci sarà più nessun responsabile, mentre finora venivano chiesti importanti risarcimenti da riutilizzare a scopi ambientali.
In favore degli uccelli qui si batte la Audubon Society, nata nel 1905, la più vecchia no-profit ambientale d'America. Audubon non solo sta cercando di salvare il trattato. Ma anche di far proteggere habitat ricchi di uccelli come i Grandi Laghi e il bacino del fiume Colorado, cercando di trasformarle in aree protette.
Anna Lombardi

(la Repubblica 3 ottobre)