giovedì 17 ottobre 2019

Il coraggio del vescovo Oliviero


Pubblico ancora una volta l'intervista di Paolo Rodari a Derio Olivero, vescovo di Pinerolo. Parole piene di umanità e piene di Vangelo.

Franco Barbero

 

L'intervista

Il vescovo "La Chiesa non si fermi ai principi. Affrontiamo la realtà"

di Paolo Rodari

 

CITTÀ DEL VATICANO - «Sono a favore della vita e contro l'eutanasia, ovviamente, ma insieme dico che è importante che la Chiesa non si fermi solo al ribadire i princìpi generali, non si trinceri dietro a essi, ma abbia il coraggio di prendere in mano i casi uno per uno e con essi confrontarsi senza paura».

Derio Olivero è da due anni vescovo di Pinerolo. Dodici mesi fa, quando lasciò la diocesi di Fossano, si mise in ginocchio in abiti civili e chiese che ogni fedele gli passasse accanto per benedirlo. Prima e dopo la nomina ha mantenuto il suo stile all'insegna del confronto su tutti i temi, senza tabù.

Ieri la Chiesa ha reagito al pronunciamento della Consulta esprimendo sconcerto e ribadendo il "no" all'eutanasia. Cosa pensa?

«Credo che dobbiamo aiutarci tutti a uscire dalle ideologie. Non serve ribadire una verità perenne senza confrontarsi con la storia che cambia, con le situazioni particolari».

Il tempo dei principi non negoziabili è finito?

«Siamo usciti dai valori non negoziabili. La strada, per quanto riguarda il fine vita, è andare verso un tavolo di lavoro con più voci, con chi è impegnato nel settore anzitutto, affinché come Chiesa possiamo offrire parole e soluzioni che sappiano tenere conto di quanto sia complessa questa vicenda. Basta entrare negli ospedali per capire come ragionare solo sui grandi principi non ha alcun senso».

Padre Alberto Maggi, teologo e biblista, dice che sacra non è la vita, ma l'uomo. Se è sacro l'uomo, costui ha il diritto di vedere rispettata la sua dignità e il suo voler morire.

«Alla Chiesa spetta anzitutto la lotta affinché nessuno abbia a chiedere la morte. Dobbiamo cercare più sostegno verso le persone che si trovano in determinate situazioni; perché si affermi una cultura della solidarietà. Servono più hospice e più reparti ad esempio per coloro che soffrono di Alzheimer e quindi, se comprendo il senso di quanto dice Maggi, una Chiesa che sappia ascoltare ogni uomo, questo sì».

Quindi non spetta alla Chiesa intervenire per il raggiungimento di certe leggi?

No, credo di no. Dobbiamo essere soltanto esperti di speranza, qualunque legge lo Stato decida di approvare».

Un prete, se si trova davanti una persona che vuole farla finita, può arrivare a rispettare la sua liberta?

«Io farei di tutto perché questa persona viva. Insistere troppo sulla libertà può essere pericoloso perché la libertà puo far commettere cose aberranti. Come prete cercherei di tenere assieme tre aspetti: la vicinanza a questa persona, la sua coscienza e certamente la sua libertà. Ma questi tre aspetti insieme».

Ha mai dovuto ascoltare la confidenza di una persona che voleva porre fine alla sua vita?

«Quanto accade nelle ultime ore è imprevedibile. Ricordo un medico ricoverato in una struttura terminale. Gli venne proposto un sondino per l'alimentazione. Ero sicuro che si sarebbe rifiutato. Invece, disse di sì: "Voglio vivere fino all'ultimo". Mi ha sconvolto. La verità è che ogni caso va rispettato profondamente, perché ogni caso è un caso a sé».

 

(la Repubblica 27 settembre)