lunedì 26 ottobre 2020

INCONTRI

IL VANGELO È FEMMINISTA

LA CHIESA CATTOLICA, PER LEI, È L'ULTIMA FORTEZZA MASCHILISTA DELL'OCCIDENTE. COSÌ ANNE SOUPA, TEOLOGA E BIBLISTA, SI È CANDIDATA AL POSTO VACANTE DI ARCIVESCOVO DI LIONE





«NON VOGLIO PROVOCARE NESSUNO, sono i continui scandali nella Chiesa ad aver provocato me». Con un gioco di parole Anne Soupa racconta perché ha deciso di candidarsi al posto vacante di arcivescovo di Lione dopo le dimissioni del cardinale Barbarin, coinvolto nel processo per presunti abusi pedofili.

«È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L'ennesima dimostrazione che ci vuole un cambio radicale», racconta Soupa. La teologa francese di 73 anni ha trasgredito due volte con il suo annuncio del 25 maggio scorso. In teoria nessuno può presentarsi alla carica di vescovo. Il Papa decide da solo, con la possibilità di valutare una terna di nomi trasmessa dal nunzio apostolico. E possono diventare vescovi solo preti, quindi gli uomini. Regole che non l'hanno fermata, anzi. «Sento di avere piena legittimità nel presentarmi anche se so di non avere nessuna chance di farcela», ammette con sincerità. Reputata biblista, ride di gusto quando le diciamo che è a suo modo una sovversiva. «In realtà nei tempi antichi della Chiesa i vescovi potevano essere anche dei laici». E donne? «Gesù affida a Maria Maddalena il compito di annunciare la sua resurrezione. E nel Vangelo di Luca ci sono nomi di donne in una lista per diventare apostole». Lungo vestito azzurro come i suoi occhi, capelli bianchi perfetti, non ha lo stile di un'attivista politica. Ha lavorato per anni nel gruppo Bayard Presse che pubblica il giornale cattolico La Croix, poi ha diretto una prestigiosa collezione per le Éditions du Cerf. Alle spalle una lunga bibliografia: monografie su Lutero, Giuda, saggi come Dio ama le donne? Dodici donne nella vita di Gesù, alcuni tradotti dalle Edizioni Paoline. «Femminista? Sì, ma allora diciamo che pure il Vangelo è femminista», commenta divertita dall'eco mediatica del suo annuncio, ripreso fino in Brasile e Nuova Zelanda. «Eppure non c'è nulla di strano, la mia è una rivendicazione semplice. Mi baso sulla Bibbia e i testi sacri nei quali non è prevista nessuna discriminazione di genere», assicura la studiosa, secondo cui nella Genesi la donna non è creatura inferiore o secondaria rispetto all'uomo. «La Cappella Sistina sarebbe da rifare», aggiunge con un sorriso.

La incontriamo in un bar del quartiere Montparnasse. Divide il tempo tra la Ville Lumière e uno chalet sulle Alpi vicino a Briançon. Soupa è cresciuta in una famiglia cattolica "aperta", suo padre si era impegnato nella Resistenza durante la guerra. «Siamo persone abituate a dire "No"». È cresciuta viaggiando con la famiglia tra Germania e Marocco. Quando si è sposata e sono nati i quattro figli (di cui tre maschi) ha riscoperto la fede. «Mi sono domandata cosa potevo trasmettere loro di più prezioso e ho pensato di iscriverli al catechismo». Ha misurato così la distanza tra l'insegnamento delle sacre scritture e il peso dell'istituzione clericale. A poco a poco, la studiosa erudita che passava le giornate tra libri e biblioteche ha cominciato ad affacciarsi sulla scena pubblica. Ha deciso di non sentirsi più "invisibile" nella comunità cattolica francese né di accettare "l'ultima fortezza maschilista nelle nostre società occidentali", così definisce il sistema di potere della Chiesa cattolica. Dieci anni fa, insieme alla giornalista Christine Pedotti, la teologa è diventata famosa per aver presentato una denuncia contro l'arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, colpevole di aver detto a proposito della maggiore partecipazione delle donne nella Chiesa: «La cosa più difficile è trovarle formate. Non si tratta di avere una gonna, ma di avere qualcosa in testa».

Alla fine l'arcivescovo si è corretto, presentando delle mezze scuse. La denuncia di Soupa e Pedotti è stata ritirata ma intanto è nato il Comité de la Jupe, il comitato della gonna, che ha lanciato varie azioni, creando poi la Conferénce catholique des baptisé-e-s francophones a Lione con il motto: né tacere, né partire. È la linea di Soupa davanti all'onda di critiche e ostilità provocata dalle sue battaglie. «Certo che ho ricevuto attacchi, anche pesanti», risponde. I più virulenti sono i cattolici integralisti, che in Francia sono molto presenti su social, media e anche in piazza con frequenti manifestazioni. «I miei figli mi sostengono - confessa - ma anche loro hanno ricevuto qualche battuta non simpatica da colleghi o amici». La teologa ha ricevuto anche solidarietà e apprezzamenti. «Da cattoliche progressiste, da parte di gesuiti e domenicani, da vittime di abusi del clero». Dopo la sua candidatura, altre sette cattoliche francesi si sono lanciate nella corsa per conquistare posti nel clero: vescovo, nunzio, diacono. Insieme hanno formato il nuovo collettivo Toutes Apôtres, tutte apostole. Tra di loro c'è un'insegnante di catechismo, una consulente d'impresa, una pilota riservista, una transgender. «Sono persone straordinarie. Ho aperto la strada, nei prossimi mesi arriveranno altre candidature», promette, citando movimenti simili in corso sia in Germania che in Svizzera.

Soupa conosce bene l'Italia, ha vissuto per due anni a Milano dov'è nato uno dei suoi figli. «Forse nel vostro Paese non avrei avuto bisogno di candidarmi», sospira, descrivendo il cattolicesimo italiano come più aperto e inclusivo. «Il clero francese è molto reazionario e isolato rispetto alla società», aggiunge, citando l'esempio della scarsa mobilitazione delle diocesi durante il lockdown. La teologa che aveva combattuto i pontificati di Wojtyla e Ratzinger, si era invece entusiasmata per l'elezione di Bergoglio, definito come una "sorpresa divina" in un saggio del 2014. Oggi le sue speranze sono andate deluse. «Papa Francesco ha organizzato il Sinodo sulla Famiglia senza le donne, una catastrofe. Qualche mese fa ha nominato sei donne nel Consiglio per l'Economia ma non è una buona notizia perché è un ruolo marginale». La sua conclusione è che il Pontefice «non ha avuto la forza» di allentare la questione esplosiva. Finora tutte le mosse di Soupa sono state accolte da un imbarazzato silenzio nella Chiesa francese. «Non mi aspettavo molto altro. È una battaglia lunga. Combatto per le future generazioni». Qualche timido segnale è arrivato nelle ultime settimane. Il nunzio apostolico - nominato recentemente dopo che il precedente era stato coinvolto in uno scandalo di abusi - ha proposto di incontrare le donne di Toutes Apôtres. «Vediamo cosa avrà da dirci», commenta. Non è molto ottimista su un'eventuale apertura della gerarchia cattolica ma sa quale messaggio consegnerà al rappresentante del Papa in Francia: «Non ci fermeremo». Con il marito celebra ogni anno la Pasqua nell'abbazia di Sylvanès, sud della Francia, un luogo che fa vivere la "Chiesa mistica" alla quale si sente di appartenere. Durante l'anno frequenta poco le chiese, va poco a messa.  «L'istituzione cattolica è malata di cancro», osserva usando un'espressione forte. «Ci sono molti tumori che guariscono. Io ne ho avuti due, e ora sto bene. L'importante è fare la giusta diagnosi». È convinta che sia necessaria una terapia d'urto. «La Chiesa non può più essere gestita da meno di 10mila sacerdoti che decidono tutto senza la metà dell'umanità». Cita il modello delle donne pastore protestanti o delle rabbine. È persuasa che un'evoluzione del sacerdozio all'altro genere, con la fine del celibato, impedirebbe i continui scandali sessuali nella Chiesa. «Esistono interpretazioni progressiste del clero in molte altre religioni, ora tocca a noi cattolici». La trasformazione non è dietro l'angolo. Soupa vede però una tendenza "ineluttabile". «Un giorno - conclude - a fare il Papa in Vaticano ci sarà una donna».

Anais Ginori


(D la Repubblica 17 ottobre)