domenica 25 ottobre 2020

CELEBRAZIONE COMUNITARIA DEL 25 OTTOBRE 2020

 DIO PRESENZA AMICA

P. SALUTO ALL’ASSEMBLEA CANTO 

T. O Dio, presenza amica: accoglici nel Tuo abbraccio amoroso. Tu vedi come siamo uomini e donne che provengono da esperienze diverse, ma tutte e tutti ugualmente bisognosi del Tuo perdono e della Tua parola. ApriTi un varco verso i nostri cuori e guidaci sui sentieri della Tua volontà.

 CANTO 

LETTURE BIBLICHE

 (Isaia 40,6-8) (6) Una voce dice: "Grida" e io rispondo: "Che dovrò gridare?". Ogni uomo è come l'erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo. (7) Secca l'erba, il fiore appassisce quando il soffio del Signore spira su di essi. (8) Secca l'erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura sempre. Veramente il popolo è come l'erba". 

Predicazione di Francesco Giusti

In questi tre versetti Isaia fa propria la stanchezza e la rassegnazione degli Ebrei prostrati da un esilio in Babilonia ormai troppo lungo. La fede nel Dio che agisce nella storia vacilla, si inizia a disperare nel ritorno a Gerusalemme e l'insicurezza, il senso della provvisorietà della vita umana sembra prendere il sopravvento. "Che dovrò gridare?" - si chiede il profeta - visto che "ogni uomo è come l'erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo che appassisce" (Is 40,6). Ma si tratta di un lamento liberante; l'ultimo alito di "realismo" paralizzante lascia l'anima del profeta, la sua capacità di farsi portatore di utopia prende il sopravvento. In Is. 40,8 ci parla già, con la sua carica di fede straripante, la voce dell'Isaia convertito: ma sì, erba che secca è il popolo! Ma la parola di Dio resta per sempre. E' una parola che, come la pioggia, non torna indietro senza avere fecondato la terra. Mi pare che questo conflitto tra slancio utopico e paura della fragilità sia ben presente nella nostra vita. Spesso il contatto con i nostri limiti ci paralizza, inibisce l'azione. Anche la parola di Dio trova resistenze, non riesce a convertirci radicalmente. L'incontro con la realtà della nostra fragilità ci porta a scegliere tra almeno due possibili risposte. La scelta più rassicurante e spontanea è quella di rimuovere il limite ed evitare di rivivere situazioni che lo farebbero emergere. Ciò si concretizza nella costruzione di una nicchia chiusa e insonorizzata che ci racchiuda insieme a pochi intimi. Questo ci permette, o almeno ce ne dà l'illusione per qualche tempo, di non fare i conti con le contraddizioni della realtà e ci porta ad una vita a bassa tensione, vuota di senso. Isaia ci indica un'altra soluzione: la sua conversione, il suo grido di fede, ci spinge all'ascolto nella fragilità, all'osare la possibilità nella consapevolezza del limite. Dio, per mezzo di Isaia, ci chiama a spogliarci delle nostre maschere perfette e lucenti, ad abbattere i nostri idoli ricoperti d'oro, a vivere le contraddizioni presenti fuori e dentro di noi. Saremo così come fiori del campo, consapevoli della nostra fragilità ma capaci di accompagnare ed essere accompagnati da altri fragili fiori e gridare la nostra fede in Dio: fede nella sorgente d'acqua che ci alimenta, talvolta scarsa in superficie, ma mai inaridita in profondità; fede nella parola del nostro Dio, Signore delle acque profonde, che dura sempre.

 RIFLESSIONI LIBERE 

CANTO 

1. Benedetto sei Tu, Signore, Dio dell’universo, perché ami Abele e non abbandoni Caino. Tu non giudichi mai secondo le apparenze, ma guardi i cuori delle Tue creature.

 2. Benedetto sei Tu, Dio grande e amoroso, che hai fatto esistere etnie e popoli diversi, che Ti rallegri dei fiori del Tuo giardino, che hai voluto il creato come un arcobaleno. 

3. Benedetto sei Tu, Dio della vita, che hai colmato la terra di tanti doni, che hai imbandito una mensa ricca di vivande, su cui uomini e donne possono trovare il necessario. 

4. Benedetto sei Tu, Dio della giustizia, che ci aiuti a superare i nostri egoismi, a dividere fra noi i doni del Tuo amore, a cercare i piccoli sentieri della solidarietà. 

T. Tu attendi chi fa più fatica nel cammino, Tu Ti prendi cura di chi è abbandonato, sei custode delle creature perdute, sai guarire anche le ferite più profonde. 

1. Parla al cuore di ciascuno di noi e insegnaci a cercare la libertà, quella vera, senza lasciarci incantare dalla musica del nulla, dal fascino delle cose e dal gioco delle apparenze.

 2. O Dio, che un giorno hai sradicato Abramo dalla terra che imprigionava il suo cuore, aiutaci a lavorare in piccolo e pensare in grande perché il Tuo amore non conosce confini. 

T. Dio che ami la vita: metti ancora nei nostri cuori quella fiducia che ci spinge sui sentieri della condivisione, come piccoli architetti del nuovo mondo che nasce.

 P. Eccoci ora, o Dio, davanti a Te per spezzare il pane, come fece Gesù prima di essere condannato e crocifisso dai poteri politici e religiosi del suo tempo. 

T. Egli prese il pane e alzò gli occhi al cielo per benedire il Tuo nome, per ringraziare Te di ogni dono. Divise quel pane con i suoi amici e le sue amiche: “Prendete e mangiate, disse. Ogni volta che voi condividerete ciò che Dio vi ha dato, allora davvero vi ricorderete di me. Prendete, dividete, mangiate: questo è il mio corpo, questa è la mia vita”. Poi prese la coppa del vino e, dopo averTi ringraziato, ne porse da bere a tutti dicendo: “Amerò fino alla fine, anche se mi costerà il sangue. Fate questo perché non vi capiti di dimenticarvi di me”. 

P. PREGHIERA DI CONDIVISIONE 

COMUNIONE

 CANTO

 PREGHIERE SPONTANEE CANTO

 AVVISI BENEDIZIONE FINALE T. Che la strada sia lieve ai vostri piedi. Il vento di Dio soffi leggero alle vostre spalle. Il sole brilli sui vostri volti. Le piogge fecondino i vostri sentieri. Dio vi custodisca nel palmo della Sua mano. 

G. Qualora l’arsura consumi le forze, le incertezze rendano traballante il cammino e le nuvole nascondano il sole…, Dio vi prenda in braccio e vi sollevi fino alla guancia.

 T. Che la strada sia lieve ai vostri piedi. Il vento di Dio soffi leggero alle vostre spalle. Il sole brilli sui vostri volti. Le piogge fecondino i vostri sentieri. Dio vi custodisca nel palmo della Sua mano.

 CANTO Pinerolo, domenica 25/10/2020 (Canone tratto da “Preghiere eucaristiche”, volume 2, pp.39-41)