mercoledì 10 marzo 2021

FU UNA STAGIONE DAVVERO UNUICA E FECONDA

 Una stagione davvero unica

Alberto Corsani

Fu una stagione davvero unica quella della mobilitazione sui problemi della pace e del disarmo, fra gli anni '80 e 90: soluzioni insperate e nuovi drammi coinvolsero le chiese di tutta Europa. Il riarmo nucleare, gli euromissili in Sicilia, l'equilibrio del terrore spinsero centinaia di giovani evangelici a mobilitarsi nelle piazze insieme agli altri. Poi il crollo, innanzitutto economico, del blocco dell'Est, spinse il nuovo segretario del Partito comunista sovietico, Gorbaciov, a cercare la riduzione delle "testate" nucleari, avendo come controparte quello stesso presidente Usa Reagan che aveva spinto per la risposta occidentale al riarmo atomico del Patto di Varsavia. Fasi insperate della storia. Intanto i giovani e le giovani evangelici ed evangeliche avevano manifestato a Comiso, e ne avevano pagato le conseguenze. Si erano confrontati ad Agape con i tedeschi (molto più avanti nella consapevolezza antinucleare) e con i francesi (più indietro, perché la Francia è una potenza nucleare, ricca di centrali anche poco distanti da noi. Che cosa resta, ora, di un fermento che si e poi disperso nel movimento "No global" ed è stato travolto dalla guerra etnica della ex-Jugoslavia? Resta, credo, la consapevolezza di aver trovato un metodo: saper stare in un movimento più grande, a fianco di persone che hanno gli stessi obiettivi ma partono da esperienze diverse. L'approccio più politico, quello religioso (quante marce Perugia-Assisi, il movimento nonviolento, i movimenti legati al territorio. Poi la storia ti porta altrove: a solidarizzare con la popolazione della val di Susa, a fare cooperazione internazionale a denunciare le guerre nel mondo. L'essenziale è portare le motivazioni dell’Evangelo come ispirazione della partecipazione. Come diceva il foulard che avevamo nell'ottobre 1983: «Non nel mio arco io confido, non è la mia spada che mi salverà» (Salmo 44)

L’Eco delle valli valdesi, marzo 2021