lunedì 8 marzo 2021

La cattolica che sul carcere zittì Salvini

«Sentenza indegna, mi sale la pressione, ma che testa hanno questi giudici? Ma che cazzo di paese stiamo diventando?». La reazione di Salvini alla decisione della Corte costituzionale di porre dei limiti all'ergastolo ostativo fu terribilmente aggressiva, persino per i suoi standard. Il leghista era da poco passato all'opposizione e in quei giorni Marta Cartabia veniva scelta dai giudici costituzionali per guidare la Consulta. La prima donna presidente, nella sua prima conferenza stampa decise di rispondere colpo su colpo. Imputando alla propaganda della Lega sui presunti mafiosi in libertà «allarmi del tutto ingiustificati, menzogne che non aiutano a capire».
Cattolica di Comunione e Liberazione, Marta Cartabia ha il pregio di non nascondersi dietro le parole. Prima presidente (per nove mesi) della Corte, assai vicina al capo dello stato Mattarella, è stata però nominata da Napolitano nel 2011, terza giudice donna nella storia della Consulta. Così come sarà la terza ministra della giustizia della Repubblica. La sua difesa della sentenza sulle carceri contro Salvini non fu solo d'ufficio, negli anni alla Corte Cartabia ha dimostrato grande attenzione al tema dell'esecuzione penale. Sempre con un approccio, da cattolica, sensibile ai diritti delle persone private della libertà e alla dignità dei detenuti. In via Arenula potrebbe dare una spinta alla riforma dell'ordinamento penitenziario, immaginata ma poi abbandonata dal centrosinistra nel 2018.
Neanche il tempo di giurare e già la settimana prossima le toccherà la prima grana, con gli emendamenti sulla prescrizione al decreto milleproroghe che sono sopravvissuti alla seconda scrematura di ieri e che andranno in votazione in settimana, dividendo i 5 Stelle e forse anche il Pd dal resto della maggioranza.
A sostituire il capo delegazione dei 5 Stelle, l'ex ministro Bonafede che ha retto il ministero attraverso due governi – prima con la Lega e poi con il Pd – senza cambiare la sua impronta sostanzialista, Cartabia arriva dopo essere stata candidata praticamente a tutto, dal Quirinale a palazzo Chigi. Seduta su una delle poltrone tradizionalmente più scomode del governo, mette in gioco la definizione di «riserva della Repubblica» che l'accompagna da quando, a soli 57 anni, cessò il suo novennato alla Consulta.
Professoressa ordinaria di diritto Costituzionale all'Università di Milano Bicocca, allieva di un altro ex presidente della Corte costituzionale, Valerio Onida, Cartabia si è occupata molto del diritto costituzionale europeo e internazionale. Ma anche della protezione dei diritti fondamentali e del rapporto tra lo stato e le confessioni religiose. Ospite abituale del Meeting di Cl, in passato ha spostato le posizioni cattoliche tradizionali, ad esempio contro il matrimonio omosessuale e per il crocifisso negli edifici pubblici. La sua nomina, ieri sera, preoccupava per questo la comunità Lgbt+. Potrebbe stupire.
Andrea Fabozzi
Il Manifesto 13 febbraio