domenica 21 marzo 2021

STORIE DI PERSONE

Storie di persone T*. Sonia Zuin

di Lidia Borghi

Sonia Zuin, 54 anni, milanese, laureata in Ingegneria meccanica; insegna al Politecnico di Milano, e da tre anni è in transizione di genere; si definisce una persona che, già durante l’infanzia, viveva “sprofondata” nel maschio biologico che era.

Nel 2015 la Cassazione ha stabilito che per ottenere la rettifica degli atti anagrafici non è obbligatorio che le persone transessuali si sottopongano all'intervento di adeguamento dei caratteri sessuali primari; un grande passo avanti, per Sonia: “Imporre a livello giuridico la riassegnazione chirurgica dei genitali per cambiare il nome sui documenti è un intervento a gamba tesa nella vita delle persone T*, e ne danneggia l'identità personale. È una follia che sia un giudice a sancire qualcosa che riguarda la mia persona; non dovrebbe essere necessario un nullaosta dato da una o più persone che non ti conoscono”.

Molte persone in transizione di genere, però, considerano l’operazione necessaria; è una questione difficile da trattare, perché coinvolge l’equilibrio mentale ed è collegata alla disforia genitale, il forte disagio che le persone T* provano per una parte del corpo che non le rispecchia, che rifiutano e che può causare loro pesanti risvolti psicologici.

L’identità personale e l’autodeterminazione delle persone T* verranno sempre calpestate, finché a prendere decisioni che riguardano i loro corpi saranno la giurisprudenza, la psicologia, la psichiatria e la medicina.

La procedura per intraprendere la transizione di genere ha un costo elevato, è lunga e snervante: “L'avvocato Gianmarco Negri, il primo sindaco transessuale italiano, ha detto che, pur essendo una prassi, se troviamo un giudice che è contro, questo potrebbe chiedermi di fare l'intervento e poi di rettificare l'anagrafica sui documenti”.

Nel caso di Sonia una difficoltà di non poco conto ha riguardato la variazione dell’anagrafica sul posto di lavoro; infatti al Politecnico c'è ancora il suo nome di nascita, collegato all'indirizzo di posta elettronica e, quando ha chiesto di sostituirlo con il suo nome da donna, le è stato risposto di no: “Siamo in troppi, non sono ammesse eccezioni, serve una regola unica”.

Durante i primi anni di vita le venne una passione sfrenata per i guanti: desiderava indossarli in ogni momento, ma provava una grande vergogna nel farlo. “Quando smisi di provarla - dice - cominciai a metterli e fu una grande conquista. La prima volta fu una sensazione indescrivibile. Mi vergognavo perché non avevo la forza psicologica di tirare fuori ciò che ero”.

Sonia pero si percepiva ancora come un uomo con un lato femminile molto sviluppato, ma quando smise di sentirsi in colpa, perché le piaceva indossare le gonne, prese coscienza di avere un problema d’identità di genere che fino a quel momento non aveva voluto vedere.

È stato allora che la sua vera identità ha cominciato a emergere: “Nel momento in cui ho avuto la consapevolezza di essere Sonia, ho capito che dovevo iniziare la transizione e che la mia vita sarebbe cambiata”. E Sonia ha cominciato a vivere davvero come Sonia.

Tante le paure: di perdere il lavoro, di essere rifiutata da colleghi e colleghe, di essere emarginata o considerata una persona ignobile, invece si ritiene “fortunatissima”, perché è stata accolta “tutto sommato senza difficoltà”.

Sonia è convinta che ci sia un grande bisogno di costruire dei ponti tra il mondo LGBT e la “realtà etero” e che occorra “rispettare i tempi di chi non capisce”, e sottolinea: “certe volte vedo poca propensione al dialogo da parte delle persone LGBT perché c'è un bisogno di rivendicazione, però, se vogliamo abbattere le barricate, dobbiamo farlo parlandoci”.

Le persone T* sono come tutte le altre, vivono come tutte le altre, amano come tutte le altre, solo che per la società sono invisibili, quindi prive di sostegno legislativo. L'unico modo per renderle riconoscibili è nominarle, perché nominare significa far vivere chi non ha voce per parlare di sé. Sonia Zuin ha cominciato a raccontarsi e non si è più fermata.

Tempi di Fraternità, marzo 2021