domenica 30 maggio 2021

COMMENTO AL PADRE NOSTRO

 “Dio non è per noi un “lui” ma un “tu”

Commento al Padre nostro

Questa preghiera, se voi fate solo un minimo di attenzione, potrebbe essere recitata da un credente di qualsiasi religione, non politeista, ovviamente: da un ebreo, da un musulmano, da un cattolico, da un protestante, ecc. Ed è, non dimentichiamocelo, il frutto culturale dell’esperienza fatta da Gesù stesso, da lui stesso: le cose che dice nel Padre nostro sono tutte frutto della sua esperienza. Ecco perché il Padre nostro è forse la forma più alta del rapporto di qualunque uomo, di qualunque essere umano, compreso Gesù, con Di. E sottolinea una cosa su cui non riflettiamo mai abbastanza, ossia che Dio è il nostro “tu”, infatti nel Padre nostro diamo del tu a Dio. Nella preghiera del gaddìsh si dice: “sia santificato il suo nome”, nel Padre nostro, invece, diciamo: “sia santificato il tuo nome”. Questo ci conferma la concezione sia dell’Antico Testamento sia del Nuovo Testamento che Dio è il nostro “tu” e noi siamo il suo “tu”. Ossia, si fa un grande uso del parlare di Dio in terza persona, nella teologia, nella letteratura, ecc., ma quando noi abbiamo a che fare con Dio, ricordiamoci sempre che non è un "lui", ma un “tu”; e di conseguenza - questo non è detto, ma lo si deduce - noi non siamo per lui un “lui”, ma siamo un suo “tu”.


Questa straordinaria pagina del biblista Paolo De Benedetti è

 comparsa sulla rivista QOL/201.

Oggi va di moda, in certi settori che non hanno mai fatto i

 conti con l'ebraismo antico e con il giudaismo del tempo di

 Gesù, la eliminazione del “tu” nella relazione con Dio.

 Questa riflessione dell'indimenticabile Paolo De Benedetti ci

 aiuta a leggere la Bibbia e a vivere la nostra vita in chiave di

 relazione con questo “Tu” e superare alcune critiche

 banalizzante e ideologiche che confondono il Tu relazionale

 con il teismo dogmatico.

Franco Barbero