sabato 22 maggio 2021

Egitto

reclusa la libertà di espressione


Il 17 marzo la Corte penale del Cairo ha condannato a un anno e mezzo di carcere Sanaa Seif, figlia di Ahmes Seif al-Islam, avvocato per i diritti umani, deceduto quasi sette anni fa, e di Laila Soueif, docente presso l'Università del Cairo. Suo fratello, Alaa Abdel Fattah, è in carcere dal 29 settembre 2019 per la sua militanza contro il regime repressivo del presidente al-Sisi; è ancora in attesa di giudizio. La 27enne, film editor è stata accusata di «diffusione di notizie false», «uso improprio dei social media» e «offesa a un pubblico ufficiale in servizio». Era stata arrestata il 23 giugno 2020 da forze di sicurezza prive di mandato, mentre si trovava davanti alla sede della Procura generale egiziana; voleva sporgere denuncia per l'aggressione subita, insieme con la sorella e la madre, quando si erano recate presso il carcere, per ricevere una lettera del fratello detenuto. Dal 2014 Sanaa Seif è stata in carcere due volte per il suo impegno a difesa della libertà di espressione. Nel corso del 2020 ha più volte criticato il governo egiziano per non aver gestito adeguatamente la pandemia di Covid-19, soprattutto dopo la diffusione del contagio all'interno delle carceri sovraffollate; ha anche manifestato per il rilascio dei detenuti attivisti.

Amnesty International ritiene che le accuse a carico della giovane attivista siano infondate: i post da lei pubblicati per denunciare l'aggressione subita il 22 giugno non costituivano incitamento alla violenza. L'accusa di offesa a pubblico ufficiale si riferisce a una discussione con un agente di polizia nel corso dell'aggressione subita. Il vicedirettore di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa, Amna Guellali giudica la condanna di Sanaa Seif «un altro colpo schiacciante per il diritto alla libertà di espressione in Egitto».

Franca Cicoria

Rocca 1 maggio