giovedì 20 maggio 2021

IL RAZZISMO NEL CALCIO

 Thuram "Battiamo il Pensiero Bianco 

Dal calcio più impegno sui diritti"


di Emanuela Audisio
La Repubblica 15/5
La voce che sostiene l’iniziativa è la sua. Lilian Thuram, 49 anni, campione del mondo nel ’98 con la Francia, ha giocato per 5 anni a Parma e lì sono nati i suoi figli: Marcus nel ’97 e Khepren (a Reggio Emilia) nel 2001. Entrambi calciatori. Già retrocesso in B, il Parma giocherà la sua ultima partita casalinga, domani contro il Sassuolo, con la maglia nera in sostegno al BLM (Black lives matter).
Lilian, contento del gesto?
«Molto di più. Sono orgoglioso che il Parma abbia fatto questa scelta, anche perché è a Parma che io sono diventato un giocatore. Il calcio ha un potere incredibile e dimostra che si può lottare contro il razzismo. Farlo a voce è importante ma cambia poco le cose, scriverlo sulla maglia ha più forza e ha più valore simbolico. La maglia è un codice identitario, è quella che veste il tuo corpo, non è solo un indumento, ma un messaggio mondiale».
Forse era meglio farlo prima.
«Forse sì, ma l’importante era che si facesse. È un’iniziativa potente perché coinvolge società e tifosi perché invita a riflettere sul fatto che nella nostra società ci sono problemi. E che va oltre i soldi e il profitto. Rende tutti più consapevoli, anche la gente che non vuole vedere, anche quelli che dicono non si tratta di razzismo, ma solo di episodi legati ad alcune persone».
Invece?
«È un problema culturale della nostra società. Oggi sembra che l’unico valore sia fare i soldi e avere successo nel farne ancora di più. È così che educhiamo i bambini, è per avere più margine economico che le aziende licenziano e chiudono. Non solo: se non riesci vuol dire che sei un fallito, se non fai i soldi è solo colpa tua, sei un incapace. Ti convincono che vivere con gli altri è pericoloso, che non c’è altra legge tra le persone se non quella dell’interesse e del denaro. Il rispetto per sé stessi, la solidarietà, il farsi carico dei più deboli non è un tema su cui riflettere. Bisogna dar retta agli influencer che ci spingono a comprare, non a chi ci vuol far pensare. È importante capire i meccanismi intellettuali invisibili che sostengono il razzismo e rimetterli in discussione».
Chelsea e Tottenham hanno annunciato che i tifosi avranno una rappresentanza nel consiglio di amministrazione dei club.
«La trovo una buona idea. In una società la discussione tra tutte le parti e quindi anche con i tifosi non è mai sbagliata. Vuol dire più democrazia e senso della responsabilità. In Inghilterra quest’anno i calciatori si sono inginocchiati prima dell’inizio delle partite e non solo Marcus Rashford ma anche altri atleti si sono dati da fare per aiutare chi cresce in condizioni disagiate. È un segnale importante da parte dello sport: la nostra partita è anche aiutare a cambiare le teste e provare a rendere il mondo migliore. Il calcio non può e non deve essere la vittoria di un’oligarchia che mette il guadagno al primo posto, bisogna rimettere la solidarietà al centro del gioco, ridistribuire in maniera più equa la ricchezza. Condividere e non approfittare».
Nel Parma è cresciuto anche Buffon che a 43 anni non vuole smettere.
«Giocare a pallone è un sogno che hanno tutti i bambini e che non svanisce. Il gioco è felicità. È sentire l’oohh prolungato della folla quando entri in campo.
Buffon ha ancora tanta passione, il piacere di allenarsi, di entrare nello spogliatoio con i suoi compagni. Non c’entra il mestiere, ma la gioia che provi. Sai che un giorno arriverà quel giorno e che sarà irreversibile, quando smetti tutto finisce, e allora rimandi, rimandi. Io non ho avuto scelta, mi sono dovuto fermare per una malformazione cardiaca. Forse meglio così, perché non sarei mai riuscito a dire basta».
Il suo nuovo libro in uscita in Italia da Add editore si intitola "Il Pensiero Bianco".
«Sì. Parte da una conversazione telefonica con un amico: "Pierre, se io sono nero, tu cosa sei?"
"Normale", è la sua risposta. Il libro parla dell’identità legata al colore della pelle che noi abbiamo integrato come normale. Il razzismo di oggi è una trappola, è un’ideologia politica per giustificare e rendere accettabile la cristallizzazione di una gerarchia, una costruzione voluta da una minoranza avida della società per sfruttare altra gente.
Prima di vederci come bianchi o neri o altro. La prima cosa che ci definisce è che siamo tutti esseri umani. Quando tra mezzo secolo ci guarderemo indietro ci chiederemo: come abbiamo potuto lasciare morire così tante persone in mare? Com’è stato possibile che l’Europa abbia chiuso le frontiere a chi cercava un rifugio dicendo voi non siete legittimati ad entrare e qui non c’è posto per voi? Potete morire».
Per il Cio la «Rule 50», la regola che vieta sul podio olimpico ogni manifestazione politica, religiosa, sociale è sempre valida.
«Non mi disturba. Lo so, per quella regola e per i guanti neri Smith e Carlos a Mexico City nel ’68 vennero cacciati, ma i tempi sono cambiati. Allora quel momento olimpico era l’unico che dava visibilità agli atleti, oggi è diverso, i campioni hanno più manifestazioni durante l’anno e più mezzi con cui parlare al mondo e al loro popolo. Se ne può discutere, ma non la trovo una cosa offensiva».
Che cosa pensa della squadra del Parma che indossa la maglia BLM ?
«Parma sarà sempre al centro della mia vita e io sono molto fiero di questo gesto incredibile. Dietro alla squadra c’è sempre una città e tanta gente civile di cui non si parla mai. Quando dimostri la volontà di essere una società che cerca il bene, non retrocedi mai, anzi rinasci».