giovedì 20 maggio 2021

Le opinioni

Israele asseconda le violenze della destra 

Gli estremismi si rafforzano perché gli israeliani che si considerano dei centristi "perbene" convivono serenamente con le azioni vergognose del governo israeliano


"Sei d'accordo con chi urla 'Spero che il tuo villaggio vada a fuoco'?". Suleiman Masswadeh, un giornalista della tv di stato israeliana, l'ha chiesto a una ragazza che il 22 aprile aveva partecipato a una manifestazione dell'organizzazione antiaraba di estrema destra Lehava nel centro di Gerusalemme. La ragazza ha risposto: "Io non dico che il villaggio debba bruciare, ma che dovreste lasciarlo a noi". Ecco, questa risposta riassume la storia israeliana: non serve bruciare cose, basta espellere i palestinesi e poi occupare le loro case. I sostenitori di Lehava non sono soli in questa battaglia. Il 12 aprile, quasi all'inizio del mese di Ramadan, con la scusa di facilitare l'accesso alle folle di fedeli, la polizia israeliana in modo provocatorio ha impedito l'uso del piazzale della porta di Damasco, uno degli accessi alla moschea Al Aqsa, usato come luogo di ritrovo dai giovani arabi di Gerusalemme. Eppure una misura simile non veniva adottata prima della pandemia, quando c'erano più fedeli.

Allora perché adesso? La provocazione dev'essere vista in un contesto più generale, sostengono Yudith Oppenheimer e Aviv Tatarsky di Ir Amim, una ong che si occupa delle politiche israeliane a Gerusalemme. Sul sito Local Call i due attivisti hanno scritto: "Chi segue quello che sta succedendo a Gerusalemme da due anni noterà un filo diretto che lega le persecuzioni della polizia a Isawiyah (un quartiere di Gerusalemme Est) e gli eventi degli ultimi giorni alla porta di Damasco. In entrambi i casi una zona in cui c'è una vita palestinese attiva è stata presa di mira dalla polizia". Oppenheimer e Tatarsky si chiedono: "Perché tra tutti i posti possibili la polizia israeliana ha imposto un coprifuoco qui? Il messaggio è: volete festeggiare il Ramadan? Bene, fatelo a casa vostra".

Così come esiste un legame tra la condotta della polizia a Isawiyah e alla porta di Damasco, c'è un legame tra le manifestazioni di odio della destra a Gerusalemme e gli attacchi dei coloni in Cisgiordania (la notizia dell'ennesimo attacco è arrivata il 24 aprile: alcuni israeliani partiti dall'insediamento di Havat Maon hanno assalito dei contadini del villaggio di Al Tawani. Secondo le prime ricostruzioni due palestinesi e due attivisti che li scortavano sono rimasti feriti). Il Lehava e i giovani fanatici che rispondono al suo appello sono rami privati dello stato, del comune di Gerusalemme e della polizia, che cercano di far sparire i palestinesi dalla scena pubblica, proprio come i teppisti della collina sono un altro braccio privato per eseguire la politica governativa che consiste nello stipare i palestinesi in enclave densamente popolate e occupare gran parte della Cisgiordania. Le ong di destra con una patina religiosa e dedite all'accaparramento di terre, come Regavim, Amana, Elad, Ateret Cohanim e Ad Kan, sono altri organi non governativi che con le loro risorse economiche danno una mano alle istituzioni dello stato.

La violenza individuale e messianica, sulla quale per decenni le forze dell'ordine hanno chiuso un occhio, è una componente fondamentale dell'aggressività israeliana. Con il sostegno della maggioranza degli ebrei israeliani, lo stato ebraico sta cercando di cancellare il passato, il presente e il futuro palestinese in questa terra.

L'avidità delle bande della destra ultranazionalista a Gerusalemme e sulle colline a sud di Hebron aumenta ogni volta che una sentenza permette a una ong di destra di appropriarsi di un quartiere palestinese, com'è successo ai quartieri di Sheikh Jarrah e Silwan; ogni volta che non viene aperta un'indagine dopo un'aggressione contro un contadino palestinese sulla sua terra; ogni volta che una licenza concede all'amministrazione civile di dichiarare terre dello stato israeliano le terre palestinesi, assegnandole a un vicino insediamento di coloni o a un avamposto.

Togliere di mezzo i palestinesi dallo spazio pubblico ammassandoli nelle enclave potrebbe rivelarsi la premessa per una nuova espulsione di massa dal paese. Questo crimine contro l'umanità in passato è stato invocato da un ebreo religioso come Meir Kahane e da un ebreo laico come Rehavam Ze'evi, e oggi è ripetuto sotto diverse spoglie dai loro successori, i leader politici dei partiti nazionalisti ultraortodossi Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich. Non pensate che i violenti di Gerusalemme siano gentaglia che non ha niente da spartire con gli israeliani civili che sostengono all'apparenza lo stato di diritto. I violenti si rafforzano e si moltiplicano perché gli israeliani che si considerano dei centristi "perbene" (e appoggiano partiti come quello laburista, Blu e bianco e il partito di Yair Lapid, Yesh atid) convivono serenamente con queste azioni vergognose del governo israeliano.

Forse se gli amici di Israele, Europa e Stati Uniti, imponessero al paese delle sanzioni, il "centro" israeliano la smetterebbe di essere indifferente e di restare a guardare. Fdl

AMIRA HASS

è una giornalista israeliana. Vive a Ramallah, in Cisgiordania, e scrive per il quotidiano Haaretz, che ha pubblicato questo articolo. 


Internazionale, 17 maggio 2021