mercoledì 26 maggio 2021

Nessun compenso come capo del governo

La scelta di Draghi


ROMA - Nessun compenso da premier. Mario Draghi ha scelto di non farsi pagare, per il suo ruolo di presidente del Consiglio. Il sito del governo, nella parte sull'Amministrazione trasparente, pubblica una dichiarazione in cui l'ex presidente della Banca centrale europea spiega di «non percepire alcun compenso di qualsiasi natura connesso all'assunzione della carica». Una scelta autonoma del capo del governo, cui spetterebbero circa 83mila euro netti all'anno, 6.700 al mese. Nella dichiarazione dei redditi del 2019 Draghi risulta avere un reddito lordo annuo di 583.470 euro.  È proprietario e comproprietario di vari fabbricati e terreni in Italia e di un fabbricato a Londra. Ha poi una quota di 10mila euro nella società semplice "Serena'". Accanto alla sua, non sono però le dichiarazioni dei redditi dei parenti, che non hanno dato il  loro consenso alla pubblicazione e che non sono tenuti a farlo dalla legge. 

Sul sito del governo appaiono anche i costi delle trasferte del premier. Per l'unica rendicontata finora, che risale a marzo 2021 e che dovrebbe essere quella di Bergamo per commemorare i caduti del Covid, i costi di trasferimento sono stati di 330 euro. I pasti e i pernottamenti di 549 euro.

Le polemiche sulle spese e i costi della presidenza del Consiglio sono state, in passato, uno dei cavalli di  battaglia delle forze politiche cosiddette antisistema. Mario Monti durante un capodanno si era ritrovato a dover rispondere a un'interrogazione parlamentare dell'allora senatore Roberto Calderoli in cui gli si chiedeva conto «della modalità di svolgimento della cena del 31 dicembre 2011» a Palazzo Chigi. Era seguita una nota - molto ironica - in cui Monti aveva precisato che si era tenuta solo una cena familiare nella residenza di servizio del premier, riportando esattamente chi c'era e il fatto che a fare la spesa e cucinare fosse stata la moglie (acquistando «tortellini e dolce a piazza Santa Emerenziana e cotechino e lenticchie a via Cola di Rienzo»). Era prima dello scandalo dei 49 milioni di euro di finanziamenti pubblici mancanti dalle casse della Lega, ma dice molto del clima creato da certa politica. Cui i tecnici per primi cercano di sottrarsi. Del resto, dopo averlo incontrato e subito prima di dare il via al suo governo, Beppe Grillo aveva sentenziato: «Mi aspettavo il banchiere di Dio invece è un grillino». Di certo non è così, ma evidentemente ai "grillini", Draghi, non vuole dare armi di alcun tipo. a.cuz.


La Repubblica 13 maggio